Tra i vari indirizzi e corsi di laurea disponibili, stai forse pensando di iscriverti al corso di laurea in economia aziendale? È un’ottima decisione per il tuo futuro professionale.

Si sa, la scelta dell’università non è mai semplice, a meno di non avere le idee chiarissime sul proprio futuro. Hai optato per economia aziendale? Si tratta di una branca dell’economia che studia ciò che riguarda l’organizzazione, la gestione e il funzionamento aziendale.

Qui troverai una guida orientativa su come studiare economia aziendale, con alcuni consigli pratici e corsi online che potresti seguire per migliorare le tue conoscenze ed essere più appetibile per i vari sbocchi lavorativi.

Cosa fa un/una economista aziendale?

Questa figura professionale è esperta nell’ambito della gestione e dell’organizzazione aziendale, partecipa allo sviluppo e all’applicazione di modelli gestionali/operativi nei contesti pubblici e privati; tali contesti possono afferire agli ambiti amministrativi, commerciali e industriali.

In generale, le mansioni di un professionista in questo settore si concentrano sull’organizzazione e sulla pianificazione di attività che riguardano:

Quali sono gli sbocchi professionali?

Questo indirizzo di studio assicura una preparazione versatile, spendibile in differenti ambiti del mercato.
In generale, gli ambiti che offrono maggiori opportunitàprofessionali sono quelli che fanno riferimento all’amministrazione delle imprese, al management aziendale, ai servizi finanziari e commerciali, alla gestione delle risorse umane, alla rilevazione/elaborazione dei dati statistici.

Tra i ruoli professionali più diffusi più troviamo:

Al di là degli sbocchi professionali che offre un corso di studi come economia aziendale, un profilo esperto può ricoprire ruoli manageriali in ambito pubblico e privato; può lavorare come dipendente o svolgere la libera professione.

Perché è necessario un metodo efficace?

Un metodo di studio efficace è la base essenziale per studiare economia aziendale autonomamente. Infatti, l’organizzazione e la pianificazione sono presupposti indispensabili per studiare rapidamente e con efficacia, specialmente all’università, dove i ritmi sono più serrati, i programmi sono più impegnativi rispetto ai precedenti cicli di istruzione ed è richiesta una maggiore autonomia organizzativa degli studenti.

Un metodo adeguato inizia con la pianificazione delle tempistiche, che deve scandire i ritmi quotidiani dello studio, definendo giorno per giorno cosa e per quanto tempo studiare.

Successivamente, si devono identificare le tecniche e le strategie per accelerare la memorizzazione e la comprensione degli argomenti studiati.

Ciascuno di noi elabora un proprio metodo di studio valido e produttivo per sé: alcuni schematizzano le lezioni, altri ripetono più volte, altre persone ancora studiano in gruppo.

Nel caso dell’economia aziendale, che prevede anche numerosi concetti da assimilare, si rivelano molto utili le mappe mentali, che permettono di apprendere velocemente, fissare i concetti chiave e, tramite una serie di immagini e collegamenti, assorbirli e memorizzarli.

Un ulteriore suggerimento, che permette di impostare un metodo efficace per lo studio dell’economia, riguarda l’esercitazione.

Infatti, affiancare alla teoria gli esercizi e le simulazioni è il modo migliore per memorizzare bene formule e concetti economici, e per verificare il proprio livello di apprendimento. Ma adesso entriamo nel vivo del nostro articolo.

Come studiare economia aziendale con profitto e senza stress? Ecco 5 dritte

Se hai da poco effettuato l’iscrizione a un corso di laurea a indirizzo economico o ti trovi in difficoltà per via di una sessione di esami molto ravvicinati, probabilmente ti starai domandando come studiare ottimizzando i tempi e le energie.

Anzitutto, devi sapere che la facoltà di economia è impostata su programmi multidisciplinari, per i quali è richiesta una metodologia di studio puntuale e adeguata. Perciò, vediamo insieme come affrontare con efficacia il programma di studi.

1. Familiarizza con il corso di laurea

Generalmente, il triennio si articola su un programma interdisciplinare, che afferisce all’ area economica, aziendale e giuridica.

Tra gli approfondimenti inclusi nel programma, troviamo la gestione delle aziende pubbliche e private, la matematica finanziaria e attuariale, la statistica, le principali metodologie di analisi delle strutture e delle dinamiche aziendali.

Inoltre, nel programma è prevista una serie di focus sulle materie giuridiche, in particolare sul quadro normativo inerente all’attività aziendale.

Una volta che hai il quadro generale delle discipline e dell’organizzazione delle stesse, puoi iniziare a capire come organizzare lo studio, come integrare le lezioni e a cosa dare priorità.

2. Segui le lezioni

Sembrerà un consiglio banale, anzi, scontato. Tuttavia, come per qualsiasi altra materia, anche per economia aziendale è importante seguire le lezioni, possibilmente in presenza, se previsto dal corso di studi (inoltre, per alcune materie c’è la frequenza obbligatoria).

Il primo grande vantaggio è la possibilità di iniziare a familiarizzare con l’argomento, prima di approcciarsi allo studio autonomo, a casa.

Inoltre, la lezione in aula consente di riconoscere subito gli argomenti sui quali si concentra il/la docente, e che molto probabilmente saranno oggetto del colloquio d’esame.

Questo aspetto è davvero importante: infatti, seguire le lezioni ti permetterà di ottimizzare lo studio, approfondendo alcuni aspetti e occupandoti in maniera più generica di altri argomenti.

Questa è una strategia utile soprattutto se le date degli appelli sono ravvicinate ed è necessario un metodo di studio rapido.

Chiaramente, per rendere davvero utile e produttiva una lezione in aula, bisogna essere presenti mentalmente, senza distrazioni. È necessario ascoltare la spiegazione del/della docente e appuntare i concetti salienti. Dell’importanza degli appunti parleremo nel prossimo paragrafo.

3. Prendi sempre appunti a lezione: ti aiuterà nello studio a casa

Anche se ti iscrivi a un’università telematica, è importante saper prendere appunti in maniera rapida ed efficace, e non è una capacità che tutti hanno, ma si può acquisire con la pratica. Per prendere appunti in maniera veloce e proficua, è necessario selezionare le informazioni.

Infatti, la tendenza comune è tentare di trascrivere l’intera lezione, riportando ogni singola parola: è impossibile! Si tratta di un errore che induce a un ascolto passivo della lezione, preclusiva di una prima assimilazione.

Quando ascolti la lezione, cerca di focalizzarti sui passaggi fondamentali del discorso, seleziona poche frasi significative, che abbiano tra loro raccordi di senso, e annotale. Una volta a casa, integra con le informazioni che trovi sui libri di testo e arricchisci le tue conoscenze.

4. Ripassa la lezione del giorno prima

Per iniziare col piede giusto e dedicarsi a una sessione di studio con energia e motivazione, è molto importante ripassare quanto studiato il giorno prima.

Si tratta di un’abitudine davvero preziosa, perché ti consente di suddividere il carico mentale ed evitare di ritrovarti all’ultimo con tutto da studiare, la data dell’esame che si avvicina e l’ansia che sale esponenzialmente. Dunque, ripassare offre almeno due vantaggi:

I consigli non sono finiti qui. Per irrobustire la tua ossatura di conoscenze, seguire corsi online in ambito economico può essere davvero una buona idea, e lo vediamo a brevissimo.

5. Segui corsi online di economia integrativi e di approfondimento

Oltre alle lezioni universitarie, può essere molto utile seguire corsi online dove vuoi e quando vuoi, da qualunque dispositivo. Dai un’occhiata alle proposte di CORSI.it: troverai un sacco di corsi di economia che possono fare al caso tuo, nella sezione di educazione finanziaria.

Seguendo questi corsi, impartiti da professionisti del settore con anni di esperienza alle spalle, imparerai concetti fondamentali come macroeconomia e microeconomia, finanza, mercati finanziari e molto altro. Cosa aspetti a scegliere il corso migliore per te?

L’università ci fornisce gli strumenti per affrontare il mondo del lavoro o ci approcciamo a questa nuova realtà totalmente privi di know how? Si esce dall’università formati e infarciti di conoscenze, ma spesso carenti sul lato pratico e relazionale.

Quale sarebbe, dunque, una soluzione virtuosa per far dialogare il percorso universitario e il mondo del lavoro, affinché il percorso di studi fornisca una vera e propria “cassetta degli attrezzi” concretamente utile nella vita di professione?

Cosa manca all’università italiana? Il senso pratico

È risaputo che la struttura formativa dell’Università italiana tende a forgiare una classe di laureati con un solido bagaglio conoscitivo, culturale e nozionistico, ma dalla scarsa dimestichezza con la pratica.

Il piano di studi di diverse Facoltà in Italia, infatti, risente notevolmente della mancanza di un approccio pragmatico che possa integrare lo studio teorico, come avviene invece nelle esperienze formative delle realtà europee ed extraeuropee.

Per esempio, i sistemi di istruzione britannici e americani sono improntati su un approccio learning by doing.

In particolare, nell’ambito della giurisprudenza, è piuttosto diffuso lo strumento didattico delle legal clinic, un metodo di apprendimento che coinvolge attivamente lo studente nella gestione delle pratiche legali e in progetti di consulenza tecnico-forense.

Mediante queste e altre metodologie, lo studente è in grado di tradurre in pratica le conoscenze acquisite durante le lezioni e approfondirle grazie alla supervisione di esperti professionisti.

Realtà europee e situazione italiana

Un approccio più pratico è presente anche in alcune realtà dell’Europa continentale. Per esempio, sempre parlando di Giurisprudenza, in Spagna, diversi esami prevedono la risoluzione di un caso concreto, oltre a una prima parte teorica.

Questo approccio didattico consente di preparare una classe di giuristi in grado di districarsi nella risoluzione concreta di casi complessi.

Anche le facoltà di Medicina all’estero consentono a studenti e specializzandi di partecipare attivamente e fare pratica sul campo, tramite un approccio pratico sin dai primi anni del percorso di studi.

Invece, nelle università italiane, è generalmente raro che siano previste attività di questo genere. Le lezioni hanno molto spesso un approccio frontale (più raramente laboratoriale o interattivo).

Gli esami sono finalizzati prevalentemente a verificare la preparazione teorica degli esaminandi, e si svolgono generalmente mediante colloquio orale.

Questo approccio si riverbera fortemente sulle capacità dei neolaureati, che faticano a rendersi appetibili come risorse nel mercato del lavoro, in cui si cercano figure con skill pratiche.

Attività teorico-pratiche nelle università italiane

Vero è che alcuni atenei stanno inserendo nei piani di studio alcune attività teorico-pratiche sotto forma di laboratori, in sostituzione degli esami a scelta.

Tuttavia, la configurazione di queste attività presenta non poche criticità: si tratta di attività facoltative, predisposte principalmente solo per l’ultimo anno, sviluppate sulla base di un monte ore esiguo, e dunque insufficienti alla corretta formazione pratica degli studenti.

Il partnerariato didattico potrebbe essere una strada?

Il dialogo collaborativo tra il mondo delle università e quello delle imprese è di rilevanza strategica per l’innovazione e lo sviluppo del nostro Paese. L’attuazione di progetti comuni è fondamentale per l’attrattività delle università, l’occupabilità degli studenti, la competitività delle aziende, e la crescita socio-economica dei territori.

Le aziende richiedono risorse giovani e qualificate, in possesso di specifiche skill del tutto in linea con l’evoluzione del business aziendale, oltre a solide basi accademiche e conoscitive, in grado di portare valore, promuovere innovazione e miglioramenti alla realtà aziendale.

Allo stesso tempo, un’interazione e un dialogo costanti contribuirebbero enormemente a delineare piani formativi specifici, professionalizzanti e spendibili per i numerosi percorsi degli studenti.

Questa situazione comporterebbe anche, lato aziende, il vantaggio derivante dagli sgravi fiscali, retributivi, contributivi e dai vari bonus per le assunzioni adottati a livello regionale e nazionale.

D’altro canto, la somministrazione dei contratti di apprendistato sembra essere ad oggi, spesso, non molto vantaggiosa per i giovani, in rapporto al compenso mensile e all’ammontare delle ore lavorative e delle responsabilità.

Per dare concretezza agli sforzi già in atto, occorrerebbe una maggiore istituzionalizzazione e un rafforzamento dei rapporti tra università e imprese, con l’interessamento e la partecipazione attiva del Governo e della politica.

La sistematizzazione del partenariato didattico, con una concreta risoluzione degli elementi di criticità, potrebbe essere un investimento strategico per università e imprese, poiché attiverebbe una circolarità virtuosa di saperi e competenze, senza dispersione o frustrazioni.

Infatti, sarebbe importante alimentare continuamente questo scambio di conoscenze e di esperienze, per stare al passo con l’evoluzione delle competenze richieste dal mercato del lavoro, per assicurare alle imprese un contributo di innovazione e ai neolaureati prospettive più percorribili. In questa logica, il dialogo tra dimensione accademica e dimensione professionale e produttiva non può passare in secondo piano.

Se vuoi dotarti di competenze pratiche, votate al mondo del lavoro, consulta i percorsi di studio e i corsi di formazione online di corsi.it per ampliare e migliorare le tue competenze:

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Prima o poi arriva il momento di scegliere il percorso universitario da intraprendere, a meno che non si decida di inoltrarsi nel mondo del lavoro dopo il diploma di Scuola Superiore.

Infatti, il periodo che precede l’esame di maturità è un momento in cui ci si trova di fronte a un bivio: le due strade da percorrere possono essere quella del lavoro o quella dell’iscrizione all’università.

Se pensi di imboccare quest’ultimo percorso e hai perciò deciso di continuare a studiare, saprai bene che questa scelta porta con sé dubbi e domande, a partire dalla prima: quali sono le lauree più richieste dal mercato del lavoro?

Come scegliere? Indubbiamente, le nostre inclinazioni personali influenzano considerevolmente la nostra scelta. Tuttavia, è altrettanto opportuno analizzare attentamente quali figure professionali siano più richieste sul mercato e quali settori siano in fase di crescita per gli anni davanti a noi.

Vediamo insieme quali sono le lauree più richieste nel nostro Paese in questi ultimi anni.

Perché è importante considerare le prospettive occupazionali?

Scegliere il corso di laurea giusto per riuscire a trovare lavoro dopo la laurea è una decisione che spesso crea confusione, sconforto e insicurezza.

Ciò accade perché, come abbiamo detto poco fa, nella scelta della facoltà a cui iscriversi entrano in gioco tantissimi fattori, tra cui attitudini personali, aspirazioni e prospettive occupazionali.

Prendiamo in considerazione quest’ultimo aspetto: conoscere quali siano le facoltà più richieste nel mercato del lavoro per iniziare a fare esperienza dopo la laurea o iniziare uno stage post lauream senza troppe lungaggini può essere senz’altro utile.

Le professioni dell’immediato futuro e il mercato in evoluzione

Le professioni del futuro che prenderanno piede nei prossimi anni non si configurano come un insieme statico e prevedibile.

Al contrario, il mercato del lavoro in cui queste professioni sono inserite si presenta come una realtà assai mutevole e dinamica, che necessita sempre più urgentemente di adattarsi alle richieste delle imprese e alle loro esigenze di espansione e competizione a livello globale.

Le lauree più richieste sul mercato del lavoro nel quinquennio 2021- 2025

Una ricerca recentemente condotta ha valutato il fabbisogno dei laureati nel quinquennio 2021- 2025 in differenti settori. L’indagine ha perciò indagato quali siano le Lauree più richieste dal mercato del lavoro, compilando una classifica:

Agli ultimi posti della classifica si sono posizionate le facoltà di architettura, lingue, matematica e fisica e biotecnologie: la richiesta di persone laureate in queste discipline è risultata inferiore rispetto alle altre presenti in classifica, e si aggira tra i 6mila e i 9 mila laureati l’anno.

Le lauree triennali più richieste

Si parla sempre di Lauree Specialistiche o Magistrali, ma cosa dire delle Triennali? Esistono richieste per questi percorsi di Laurea brevi?

Questa domanda è piuttosto frequente tra tutti gli studenti che hanno scelto di imboccare un percorso di studi universitario, ma non sono del tutto convinti di proseguire con gli studi dopo aver conseguito la Laurea triennale.

Per questo motivo è importante focalizzare l’attenzione sulle lauree triennali più ricercate, grazie alle quali è possibile trovare più facilmente lavoro.

Nel suo Rapporto 2022, Almalaurea si concentra sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, per poi stilare una classifica dei titoli di studio che, una volta ottenuti, risultano più interessanti sul mercato.

Sono state individuate 4 lauree triennali che assicurano valide possibilità di lavoro in Italia:

Vediamo un’altra interessante classifica delle lauree a ciclo unico più richieste in Italia nel 2022 e quelle più ricercate dalle aziende secondo i dati raccolti da Almalaurea.

Lauree a ciclo unico più richieste dalle aziende

Secondo il Report 2022 fornito da Almalaurea, le lauree a ciclo unico più richieste nel mondo professionale, e che comportano dunque un più alto tasso di occupazione, sono di ambito:

Lauree magistrali più richieste

Ad avere i compensi più consistenti sarebbero gli specialisti in Ingegneria industriale e dell’informazione e i laureati provenienti dalle facoltà di informatica e tecnologie ICT che di sovente sono anche i titoli più richiesti dai recruiter e dai datori di lavoro. Vediamo la classifica per ambiti:

Non temete, un po’ di apprensione e confusione sono normali: l’importante è essere davvero convinti della scelta che si fa, valutando tutti gli aspetti importanti.

Ogni percorso richiede studio e applicazione: come fare a superare gli esami?

Laurearsi senza studiare? Mi spiace: non è possibile. Ma di sicuro è possibile padroneggiare delle tecniche di studio e memorizzazione che renderanno più semplice superare tutti gli esami e le diverse prove che fanno parte di un percorso di studio. Per questo motivo ti consigliamo di dare un’occhiata al corso online di memoria e apprendimento rapido: non te ne pentirai!

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Se stai considerando la possibilità di iscriverti a una università telematica, forse ti sarà utile una breve guida orientativa. Una delle domande più frequenti è “L’università telematica è qualitativamente inferiore a una università tradizionale?”

In rete sono disponibili molte informazioni, alcune fuorvianti e poco veritiere. Proprio perché la scelta della facoltà universitaria è una cosa seria e non è questione da poco, disporre di alcune linee guida valide può essere di grande aiuto.

Ci sono diversi fattori da valutare: la metodologia formativa e la validità del percorso universitario sono indubbiamente tra i più rilevanti.

In questa rapida guida troverai informazioni sulle possibilità che una università telematica può offrire e sulle modalità di fruizione e formazione. Buona lettura!

Cosa è una università telematica?

Si sente spesso parlare di università online, ma forse non tutti hanno ben chiaro di cosa si tratti. Quando parliamo di Università telematica, ci riferiamo a un Ente universitarioa tutti gli effetti riconosciuto dal MIUR (cioè il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca).

Ai sensi del decreto del 17/04/2003, i titoli di studio ottenuti da un’università telematica hanno il medesimo valore legale dei titoli rilasciati da un ateneo tradizionale.

La laurea telematica ha un valore riconosciuto?

Sì, e lo abbiamo accennato poco fa. La laurea conseguita presso una università telematica è valida ed è un titolo di studio a tutti gli effetti.

Corsi di laurea, specializzazioni e master online hanno la stessa valenza legale di tutti i corrispettivi titoli di studio erogati in una università tradizionale, con frequenza in presenza.

L’unica differenza rispetto a un tradizionale ateneo risiede nella metodologia formativa erogata, che prevede l’utilizzo di una piattaforma telematica per la fruizione di lezioni e corsi.

Qual è la metodologia utilizzata nelle università telematiche? 

La metodologia telematica è il punto di forza dell’università online, spesso motivo di scelta di molti studenti. Come funziona? È molto semplice: grazie a questa metodologia è possibile studiare e seguire le lezioni comodamente da casa propria, tramite l’accesso a una piattaforma di e-learning con credenziali personali.

Se sceglierai questa modalità, tutto ciò di cui avrai bisogno per poter fruire delle lezioni è una buona connessione Internet e un dispositivo fisso o mobile: dopo aver effettuato l’accesso, potrai seguire le lezioni tutti i giorni, nel corso della settimana.

Quali sono le caratteristiche della metodologia telematica?

Ciascuna università telematica presenta differenti peculiarità, ma in generale possiamo individuare alcune caratteristiche comuni:

Come si svolgono gli esami?

Lo svolgimento degli esami avviene in presenza presso il Learning Center della propria città o della città più vicina. Gli esami e la discussione della tesi di laurea sono gli unici momenti nei quali è necessaria la presenza fisica.

È possibile trovare lavoro con una laurea telematica?

Indubbiamente sì: come si diceva all’inizio di questo articolo, ottenere un titolo di studio online significa possedere una laurea riconosciuta dal Miur al 100%.

Per legge, le lauree conseguite online hanno una validità e sono equipollenti al 100% a quelle rilasciate da una tradizionale università con frequenza fisica in aula.

Perciò, anche con la laurea telematica potrai trovare lavoro e sfruttare il tuo titolo di studio. Peraltro, sul sito della tua università di riferimento potrai trovare l’elenco dei possibili sbocchi lavorativi di pertinenza dei corsi da te frequentati.

Quali sono i vantaggi di una università telematica?

Scegliere di laurearsi presso un Ateneo online può offrirti molti vantaggi. Vediamoli insieme in pochi punti:

Come è possibile iscriversi a un corso di laurea online?

La modalità di iscrizione è molto intuitiva e prevede un iter riportato nel sito dell’Università di pertinenza. L’immatricolazione avviene proprio come in tutte le università “classiche”, e sono richiesti i titoli necessari come per esempio il diploma di maturità o altro titolo equivalente, oltre a eventuali crediti formativi che possono essere sfruttati nel percorso di studi.

Come faccio a scegliere il corso di laurea giusto?

Scegliere il proprio corso di laurea non è semplice, di sicuro avere una qualche idea sulla tipologia di professione a cui si ambisce restringe il campo della ricerca. Per questo, se non hai ancora le idee ben chiare, ti consigliamo di prendere in considerazione questo corso per scoprire qual è il lavoro ideale per te. 

Scopri come trovare il lavoro giusto per te

La scelta della facoltà universitaria non è mai immediata, a meno di non avere già le idee chiarissime o di seguire una vera passione. È utile e opportuno valutare bene le offerte e il piano di studi di ciascuna facoltà, dopo aver valutato le varie aree accademiche.

È importante analizzare bene quali facoltà potrebbero aprire più sbocchi e quali professioni siano più richieste nel mondo del lavoro: i recruiter sono sempre a caccia di nuove risorse da inserire nelle aziende.

Facciamo un passo alla volta, e iniziamo vedendo insieme una panoramica dei principali ambiti accademici, seguita da un elenco delle attuali facoltà universitarie italiane.

Quali sono i principali ambiti accademici?

Vediamo i 14 ambiti disciplinari previsti dall’offerta formativa degli Atenei italiani:

Osservando con attenzione questo elenco delle differenti aree accademiche, è possibile già avere un primo quadro generale di opportunità per il futuro post il diploma, da approfondire con l’analisi delle varie facoltà che vedremo a breve.

Elenco delle principali facoltà universitarie

A voler essere precisi, formalmente non esistono più le facoltà universitarie, dopo essere state “eliminate” con l’approvazione della legge n. 240 del 2010, conosciuta come Riforma Gelmini, ma i dipartimenti, cioè gli organi responsabili di definire le attività didattiche. Tuttavia, il termine “facoltà” è ancora ampiamente utilizzato nel linguaggio comune.

Ecco quali sono le principali facoltà (o dipartimenti) e i principali corsi di laurea:

Come faccio a scegliere la facoltà giusta?

Scegliere la facoltà universitarie non è semplice, di sicuro avere una qualche idea sulla tipologia di professione a cui si ambisce restringe il campo della ricerca. Per questo, se non hai ancora le idee ben chiare, ti consigliamo di prendere in considerazione questo corso per scoprire qual è il lavoro ideale per te. 

Scopri come trovare il lavoro giusto per te

La scelta dell’università non riguarda solo il tipo di facoltà e l’ambito di studio, ma l’ateneo presso il quale si sceglierà di studiare.

Si tratta di una valutazione importante e i criteri da considerare sono molti: spesso, il percorso universitario comporta il trasferimento dello studente in una città lontana da casa o la frequenza da pendolare. Infatti, non sono molte le persone che hanno la fortuna di risiedere in una città con un ateneo valido.

Il Censis ha stilato una complessa e folta analisi del sistema universitario italiano, proponendo diverse classifiche fra atenei pubblici e privati. I fattori e le variabili presi in considerazione sono:

Vedremo insieme la classifica del Censis delle università statali, dei politecnici e degli atenei non statali, per una breve guida orientativa, utile e pratica per chi debba affrontare questa scelta importante. Qui invece trovi la lista delle facoltà universitarie italiane.

Classifica dei mega atenei statali

mega atenei statali sono quelli che contano oltre 40.000 iscritti. Nelle prime quattro posizioni si mantengono stabili, dalla prima alla quarta, l’Università di Bologna, al primo posto, immediatamente seguita dall’Università di Padova.

A seguire, scambiandosi le posizioni rispetto alla precedente annualità, troviamo La Sapienza di Roma, che sale dal quarto al terzo posto, e l’Università di Firenze, che scende dal terzo al quarto.

In quinta posizione rimane stabile l’Università di Pisa, seguita dall’Università di Torino, che sale in graduatoria al sesto posto.

Al settimo posto una novità: l’Università di Palermo, passata dai grandi atenei statali ai mega atenei statali, e si posiziona prima dell’Università Statale di Milano.

Al decimo e ultimo posto tra i mega atenei statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Bari all’ottavo e penultimo posto.

Classifica dei grandi atenei statali

I grandi atenei statali contano tra i 20.000 e i 40.000 iscritti. L’Università di Perugia rimane al vertice mantenendo la prima posizione. Sale addirittura di sei posizioni l’Università di Salerno, che passa dall’ottavo al secondo posto, aumentando di diversi punti l’indicatore relativo alle borse e ad altri servizi per agevolare degli studenti, l’indicatore dell’occupabilità, quello della comunicazione e dei servizi digitali e l’indicatore dell’internazionalizzazione; invece, rimane stabile il valore dell’indicatore relativo alle strutture e si abbassa di un’unità quello dei servizi.

Scende di una posizione l’Università di Pavia che arretra in terza posizione a causa, principalmente, della riduzione di tre punti dell’indicatore relativo alle borse di studio e ad altri servizi in favore degli studenti.

Rimane stabile al quarto posto l’Università della Calabria, seguita dall’Università di Venezia Ca’ Foscari, che compie un notevole balzo dimensionale, passando dai medi ai grandi atenei statali, occupandone la quinta posizione.

Retrocede in sesta posizione, perdendone tre, l’Università di Parma, con al seguito l’Università Milano Bicocca in settima posizione.

Invece, in ottava posizione troviamo l’Università di Cagliari, che retrocede di tre posizioni, soprattutto per la contrazione dell’indicatore relativo alla comunicazione e ai servizi digitali, non compensata dall’aumento degli indicatori di internazionalizzazione, occupabilità e servizi.

A pari merito, sempre all’ottavo posto, l’Università di Modena e Reggio Emilia, che scende di una posizione, a seguito delle contrazioni dei valori relativi a occupabilità, borse di studio e altri servizi in favore degli studenti.

Al nono posto, scalando due posizioni, troviamo l’Università di Verona che, tranne l’indicatore delle strutture, rivela incrementi positivi per tutti gli altri indicatori. In seguito troviamo l’Università di Ferrara.

Altra new entry tra i grandi atenei statali è l’Università di Bergamo, anch’essa proveniente dalla famiglia dei medi atenei.

Rispettivamente in ultima, penultima e terzultima posizione troviamo l’Università di Messina, di Chieti e Pescara e di Catania, quest’ultima proveniente dal gruppo dei mega atenei statali.

Classifica dei medi atenei statali

In testa alla classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti) troviamo l’Università di Trento. È l’incremento dell’indicatore di internazionalizzazione ad assicurare all’ateneo il mantenimento della posizione di vertice, a fronte, invece, delle riduzioni registrate da tutte le altre famiglie di indicatori.

L’Università di Siena sale di una posizione, collocandosi al secondo posto scavalcando l’Università di Sassari che scende in terza, a pari merito con l’Università di Udine che guadagna tre posizioni, grazie, in particolar modo, ai punti guadagnati per il valore relativo alla comunicazione e ai servizi digitali.

La quarta posizione è occupata dall’altro ateneo friulano, l’Università di Trieste, che permane quarto in classifica.

Risale di tre posizioni l’Università del Salento, grazie all’incremento degli indicatori servizi, internazionalizzazione e occupabilità. Seguono l’Università di Brescia, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università Carlo Bo di Urbino.

Inoltre, la classifica dei medi atenei statali accoglie due nuove università provenienti dal gruppo di piccoli atenei statali. Si tratta dell’Università di Foggia e dell’Università dell’Insubria, che si collocano al decimo e all’undicesimo posto. Chiudono la classifica rispettivamente all’ultimo, penultimo e terzultimo posto, l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro e l’Università dell’Aquila.

Classifica dei piccoli atenei statali

I piccoli atenei statali accolgono fino ai 10.000 iscritti. In cima alla classifica, in prima posizione, troviamo l’Università di Camerino, seguita da un’altra università marchigiana, l’Università di Macerata, che per classe dimensionale non si inserisce più tra i medi atenei statali.

Risalgono la classifica due atenei laziali, l’Università di Cassino, l’Università della Tuscia e un ateneo campano, l’Università del Sannio le quali, grazie alle posizioni guadagnate, si posizionano al terzo, quarto e quinto posto della classifica, riportando un incremento quasi trasversale in tutti i gruppi di indicatori.

Diversamente, perdono posizioni l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’Università di Teramo e l’Università della Basilicata, rispettivamente in sesta, settima e ottava posizione. Chiude la classifica l’Università del Molise.

La classifica dei Politecnici

Un discorso a parte e una classifica a parte sono dedicati ai Politecnici. La classifica è guidata dal Politecnico di Milano, seguito, al secondo posto, dallo Iuav di Venezia e al terzo posto (ma quasi a pari merito) dal Politecnico di Torino; in coda alla classifica troviamo il Politecnico di Bari.

La classifica degli atenei non statali

Rimane stabile nelle diverse classi dimensionali la graduatoria delle università non statali. Tra i grandi atenei non statali (che contano 10 mila iscritti), troviamo in prima posizione l’Università Bocconi di Milano, seguita dall’Università Cattolica di Milano.

Tra i medi atenei non statali (che contano da 5mila a 10mila iscritti) è la Luiss a posizionarsi in vetta, seguita dalla Lumsa di Roma, mentre lo Iulm di Milano è sempre collocato al terzo posto.

Tra i piccoli atenei non statali (fino a 5 mila iscritti), la Libera Università di Bolzano continua a mantenere il primo posto, seguita, in seconda posizione, dall’Università di Roma Europea e dalla Liuc-Università Cattaneo di Varese.

Queste classifiche sono utili per aiutarti a scegliere il tuo polo universitario?

Sebbene le classifiche delle migliori università tengono conto di molteplici indicatori possono non essere l’unico criterio da far valere nella propria scelta. La migliore università si una classifica può non essere la migliore università per te: quest’ultima è l’unica cosa che conta davvero.

Quindi, come fare a stilare la tua personale classifica della migliore università?  La domanda non è affatto semplice e ne introduce un’altra, molto importante, che ti aiuterà a far chiarezza tra le tue idee (e non preoccuparti se a questo stadio sono confuse! Ci siamo passati tutti). La domanda che dovresti porti è: cosa mi aspetto dall’università? Solo rispondendo a questa domanda ti aiuterai a comprendere quali sono i criteri di valutazione di un polo universitario che hanno davvero valore, perché hanno valore per te! 

In questi momenti in cui dobbiamo effettuare scelte che ci sembrano definire il nostro futuro la confusione è del tutto normale, c’è chi ci chiede come si fa leggere i Tarocchi a se stessi (e prendere più facilmente decisioni importanti), non a caso tra i nostri corsi online c’è anche un corso sulla lettura dei Tarocchi (certo, da una prospettiva del tutto particolare).

 

Si sta avvicinando la fine del percorso di studi alle scuole superiori o scuola secondaria di secondo grado: cosa fare dopo? Se ti interessa intraprendere un percorso di studi universitario, la scelta è amplissima! È necessario fare una prima scrematura per capire bene le tue inclinazioni personali, i tuoi interessi e le possibilità di sbocchi lavorativi. Se non hai già le idee chiare sul tuo futuro, qui troverai alcune delucidazioni utili alla tua scelta.

Differenza tra facoltà e corsi di laurea

Il Corso di Laurea può essere di primo livello (laurea Triennale) o secondo livello (laurea Magistrale). Per conseguire una Laurea, gli studenti dovranno acquisire 180 crediti formativi universitari (CFU) dilazionati in un massimo di 20 prove.

Cosa è cambiato tra corso di laurea e facoltà?

La famosa riforma Gelmini nel 2010 ha soppresso le facoltà e gli organi afferenti, sostituiti e accorpati dai dipartimenti universitari, i quali hanno riorganizzato la didattica nei rispettivi Corsi di laurea. Ciascuna facoltà o dipartimento universitario include differenti indirizzi o corsi di laurea.

Quali sono le differenze tra indirizzi umanistici e scientifici?

È molto difficile, se non impossibile, passare in rassegna facoltà per facoltà. Orientativamente, le facoltà umanistiche hanno un approccio teorico, discorsivo, dialogico, e sono volte ad approfondire vari aspetti della cultura (letteratura, arte, storia, filosofia e molto altro) e a sviluppare un pensiero critico ed esegetico. Le facoltà scientifiche hanno un approccio analitico, tecnico, sperimentale e prevedono percorsi pratici, tirocini, redazione di tesi sperimentali (diverse da alcune tesi compilative delle facoltà umanistiche).

Come si articola il percorso di studi?

Il primo ciclo prevede corsi di laurea triennale, al termine dei quali si consegue il titolo di Dottore; il secondo ciclo include corsi di laurea magistrale, che attribuiscono il titolo di Dottore magistrale, con eventuale master di primo livello; il terzo ciclo prevede master di secondo livello, dottorati di ricerca, corsi di specializzazione.

Come si definisce la laurea quinquennale? 

Il Corso quinquennale di Laurea Magistrale a Ciclo Unico (300 crediti organizzati in un massimo di 30 esami) o anche di sei anni (360 crediti dilazionati in un massimo di 36 esami) prevede l’accesso con il diploma di scuola secondaria superiore.

Come scegliere la facoltà universitaria?

Per quanto riguarda le modalità per scegliere l’università, è un discorso individuale, ciascuno di noi ha i propri parametri di scelta. Da un lato, i possibili sbocchi lavorativi, la scelta di una facoltà immediatamente “professionalizzante” può indurre a intraprendere percorsi scientifici (per esempio ingegneria, economia).

Dall’altro lato ci sono le proprie inclinazioni e passioni personali. Può sembrare un criterio di scelta secondario o discutibile, ma per molte persone è un metro di giudizio importante: alcuni di noi, infatti, sono spiccatamente portati per studi umanistici e faticherebbero non poco ad adattarsi a un percorso non in linea con le proprie capacità e la propria indole.

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Come scegliere il corso di laurea?

Di seguito, 7 step per capire cosa e come scegliere:

1. Prendere informazioni

Sembrerà banale, ma la prima cosa da fare è informarsi e comprendere bene quali siano le facoltà e i corsi di laurea che offre l’università scelta. Puoi visitare il sito web dell’ateneo e trovare tutte le informazioni possibili sui vari indirizzi, i differenti piani di studio, eventuali agevolazioni e attività curricolari o extracurricolari. Tutto ciò è importante per capire cosa ti può offrire realmente l’ateneo da te scelto e se sia in linea con ciò che desideri.

2. Avere già un’idea preliminare

Se già hai qualche idea su quale percorso vorresti intraprendere (quantomeno sapere se facoltà umanistica o scientifica),ciò può aiutarti a fare una prima scrematura.

3. Conoscere le tue inclinazioni e capacità

La scelta della facoltà non deve essere avventata, e deve essere fatta con criterio e onestà. Per esempio, se sei la negazione per i numeri e le analisi, non sarebbe opportuno iscriverti a una facoltà scientifica, anche se pensi possa offrirti subito sbocchi lavorativi.

4. Individua le tue qualità e i tuoi punti di forza

Quali materie ti interessano e ti piace studiare? Cosa desidereresti approfondire? Dopo aver individuato l’ambito di interesse, scegli il corso di laurea più aderente. Ci saranno anche discipline che amerai meno, ma l’importante è essere convinti del corso di laurea nel suo complesso.

5. Su quali basi scolastiche poggi la tua preparazione?

Sarebbe opportuno anche considerare le scuole frequentate prima di scegliere il percorso universitario, per evitare di incappare in discipline che richiedono studi mirati pregressi. Per esempio, un corso di laurea come Lettere classiche presupporrebbe uno studio pregresso di greco e latino: se arrivi da ragioneria potresti incontrare qualche difficoltà, sebbene molti atenei predispongano sportelli di recupero intensivo di alcune materie.

6. Durata del corso di laurea

Esistono percorsi di studio più lunghi e articolati di altri. Per esempio, Medicina e chirurgia ha una durata sicuramente maggiore di un corso di laurea abilitante in discipline di ambito sanitario come igiene dentale, scienze infermieristiche, fisioterapia, dietistica o una qualsivoglia triennale. Stabilisci dunque da subito quanto tempo vorresti trascorrere sui libri.

7. Desideri studiare in un’altra città?

Ci sono varie situazioni: magari ti interessa fare esperienza in un’altra città perché l’ateneo della città in cui vivi non propone un corso di Laurea interessante tanto quanto quello di altri atenei in altre città; magari vivi in un paesino e devi spostarti per forza; oppure, ancora, l’ateneo della città in cui vivi non offre determinate facoltà.

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Al termine della laurea triennale, sono varie le strade che si dispiegano: può essere sufficiente la Laurea di primo livello, come per molte facoltà tecnico- sanitarie o scientifiche (ingegneria ed economia tra queste ultime). Altrimenti, si può decidere di proseguire con la Laurea magistrale o un Master di secondo livello. Quali sono i pro e i contro? Esiste un percorso migliore di un altro? Scopriamolo insieme.

Fare un master è conveniente?

In realtà, tra un Master e la Magistrale non esiste una certezza matematica di un immediato futuro occupazionale. Infatti, prescindendo dal percorso post lauream che si decide di seguire, a fare la differenza è lo spirito di intraprendenza, la motivazione, la costanza e una certa flessibilità ad accettare qualche compromesso all’inizio. L’approccio giusto, unito all’esperienza pratica, daranno una grande spinta.

Essere consapevole di questo aspetto consente di guardare in prospettiva e dunque impostare la propria carriera cercando di darsi quante più possibilità si riesca, anche se si dovrà attendere un po’ prima di vedere risultati concreti e avere le maggiori soddisfazioni.

Perciò, scegliere un Master consente di approfondire alcuni aspetti del percorso di studi che si è seguito e specializzarsi in un determinato ambito o settore, acquisendo nuove conoscenze e potenziali competenze, da mettere poi in pratica non appena arriveranno le prime esperienze lavorative.

È meglio una Laurea Magistrale o un Master?

Si tratta di uno tra i dubbi più frequenti tra gli studenti universitari che hanno appena completato il proprio percorso di studi. Che si tratti di un Master o di una Laurea Magistrale, il percorso professionale dipenderà anche dalle proposte e dalla direzione imboccata al momento della scelta lavorativa.

La specialistica è una laurea di due anni, successiva a una triennale di primo livello, che consente di approfondire gli ambiti e le discipline affrontate nel triennio, o di proseguire quanto studiato. più di quanto appreso in tre anni.

Master e ambito professionale privato

Specializzarsi in un preciso settore può essere considerata una scelta assai spendibile nel mondo del lavoro, considerando che sono sempre di più le aziende in ricerca di personale qualificato. Tra Master o Laurea, il Master consentirà di approfondire alcune tematiche in parte già affrontate all’università; tramite esperienza sul campo (stage, tirocini), la Laurea o Il Master si rivelerà utile per avvicinarsi di più al mercato del lavoro.

In particolare, nel settore privato, aver frequentato un Master potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso, poiché molte aziende tendono ad assumere risorse in grado di apportare valore aggiunto all’impresa fin da subito.

Laurea Magistrale e pubblica amministrazione

Invece, conseguire una Laurea Magistrale potrebbe essere utile a chi vorrà trovare un impiego, per esempio, nella pubblica amministrazione. Questa strada potrebbe condurre a diventare funzionari con specifiche competenze. Non solo: anche la carriera dell’insegnamento si basa su un percorso tortuoso che non può prescindere dalla Laurea, mentre il Master è meno funzionale ad accumulare punteggi per le graduatorie e i concorsi a cattedra.

Alcuni dati

Secondo alcuni dati rilevati da Il Sole 24 Ore, il master batterebbe la laurea in quanto assicurerebbe uno stage in azienda a più della metà degli studenti e un livello occupazionale dell’82,6% a un anno dal titolo, con contratti più stabili e stipendi più elevati. Tuttavia, gli studenti sembrano orientarsi più verso la Magistrale, anche per una questione di costi.

Se la laurea magistrale rappresenta il naturale prosieguo del triennio, mirando a una specializzazione ampia rispetto alla formazione di base dei tre anni accademici, i master sono incentrati su specifiche tematiche, settori o funzioni aziendali.

Un master si rivela efficace quando indirizza concretamente verso il lavoro, mediante con un percorso professionalizzante e il ruolo attivo delle aziende. Non bisogna lasciarsi ispirare solo dai nomi “altisonanti” dei master: è imprescindibile valutare attentamente programmi, partnership con il mondo del lavoro.

Quali differenze tra master e Magistrale?

Davanti al dilemma tra Master e magistrale che tormenta diversi studenti al termine della triennale, l’obiettivo è sempre trovare lavoro. Come abbiamo detto poco fa, tra la laurea specialistica e il Master esiste una differenza sostanziale: lo scopo al quale puntano entrambi. Se la laurea trasferisce principalmente nozioni teoriche, il master offre un approccio pratico e professionalizzante per inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro.

Laboratori, tirocini, stage, case studies e attività di gruppo sono alcuni elementi distintivi di un valido Master. Grazie al Master si ha la possibilità di imparare facendo, accumulando subito una certa esperienza spendibile.

Un altro aspetto da considerare è il ruolo dei docenti: se in un corso di Laurea Magistrale le interazioni hanno luogo principalmente in un percorso accademico, anche tramite lezioni frontali, nel Master la figura del docente si avvicina molto a quella di un potenziale recruiter.

Insomma: non possiamo affermare se il Master sia meglio della Laurea, poiché dipende cosa hai studiato e verso quale percorso ti orienterai. È prioritario analizzare attentamente le proprie aspirazioni e dunque i settori lavorativi nei quali inserirsi.

Se cerchi lavoro come insegnante, nella pubblica amministrazione, nel settore della cultura, in Regione, una Magistrale potrebbe fare al caso tuo (posto che una cosa non esclude l’altra: nulla vieta di “titolarsi” e ottenere sia Laurea sia Master), mentre se ti interessa un impiego in azienda, potresti scegliere un Master.

Ricorda che i responsabili delle risorse umane cercano personale qualificato che abbia possibilmente maturato anche qualche anno di esperienza sul campo; ciò accade perché non tutte le aziende sono disposte a investire nella formazione delle nuove risorse; per questa ragione, avere alle spalle un pochino di esperienza è un valore aggiunto sia per sé stessi, sia per le realtà aziendali che potrebbero assumere.

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Molti giovani, al termine delle scuole superiori, si trovano di fronte al grande dilemma: università sì o no? La risposta non è facile, perché dipende. Da cosa? Anzitutto, da quale professione si desidera svolgere. Un medico, un insegnante, un ingegnere, un professionista di ambito sanitario, un avvocato necessitano obbligatoriamente della Laurea.

Tuttavia, le carriere digitali che stanno prendendo sempre più piede, o altre occupazioni nel retail o in altri ambiti non prevedono un iter formativo univoco, e in questi casi valgono di più le piccole esperienze sul campo e le proprie risorse personali, come vedremo a breve.

Università sì oppure no?

Frequentare l’università consente di approfondire le proprie conoscenze in un determinato ambito, scientifico o umanistico, di specializzarsi e potersi inserire nel mondo del lavoro, se parliamo di professioni che prevedano un percorso “standard” o l’iscrizione a un albo.

Attenzione, però: frequentare l’università e conseguire un titolo di studio (Laurea) non implica che chi si laurea abbia già le competenze necessarie a svolgere una determinata professione, o chi non si laurea non sia affidabile, preparato e competente in un determinato settore.

Infatti, molti recruiter, più che persone con tanta formazione e titoli di studio, orientano le loro ricerche a persone con una esperienza pratica già maturata, e dunque già “formate” sul campo, risorse che possano offrire davvero un valore aggiunto all’azienda.

Non tutte le professioni richiedono la Laurea

Dal punto di vista lavorativo, anche dopo l’università, si apre una lunga fase di gavetta ed esperienze brevi o medie, per iniziare a prendere confidenza con il mondo del lavoro.

Dopo anni, l’esperienza continua a migliorare, incrementando le competenze e la preparazione professionale del lavoratore, aumentando consapevolezza e affidabilità, oltre ad affinare e rendere più chiare le proprie risorse personali, come ad esempio la flessibilità, lo spirito di adattamento, l’empatia e la disponibilità al dialogo, molto spesso più utili e preziose di qualche anno di esperienza pratica.

Esistono numerose professioni che non necessitano del titolo di studio. Per esempio, se desideri avviare un’attività commerciale non hai bisogno di frequentare l’università, poiché si tratta di un lavoro in proprio che non richiede specializzazione.

Ciò non ti impedirà certo di essere un valido esercente, perché l’esperienza, l’empatia o la propensione naturale saranno validi alleati, permettendoti di diventare una persona realizzata. Insomma, questo era solo uno dei tanti esempi per ribadire che la formazione vera e propria poi non si limita agli studi teorici.

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L’Università offre maggiori chances?

Pensare che l’Università offra maggiori possibilità è quindi un concetto non del tutto corretto. Infatti, come accennavamo poco fa, attualmente le aziende non cercano necessariamente laureati, ma persone che abbiano maturato esperienza in specifici ambiti o abbiano particolari attitudini a svolgere mansioni per le quali siano richieste conoscenze e competenze informatiche, di problem solving e di comunicazione.

Tra le persone giovani in cerca di occupazione troviamo tanti laureati, disposti a svolgere lavori non strettamente attinenti alla propria specializzazione. Non è raro vedere persone laureate partecipare a concorsi o selezioni per occupazioni di generica qualifica per i quali sarebbe sufficiente un diploma quinquennale di scuola superiore.

Tuttavia, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, la Laurea è utile, anzi, necessaria, per svolgere professioni come medico, avvocato, professore, ingegnere, professioni sanitarie (ostetricia e infermieristica tra i tanti esempi, ma anche logopedia e fisioterapia).

A proposito di Università, ecco tre linee guida per scegliere bene

Se desideri frequentare l’Università, segui questi tre criteri:

  1. Conosci al meglio le tue predisposizioni, le tue reali aspirazioni.
    Cerca di capire bene cosa ti piaccia studiare o quale professione ti piacerebbe svolgere. Rifletti attentamente sul tipo di preparazione base che già possiedi, e vedi come approfondire le tue conoscenze facendo una scelta mirata.
  2. Informati a fondo su facoltà, percorsi di studi, atenei. Non tralasciare nulla.
    Non dimenticare di confrontarti con chi ha già seguito o sta seguendo il percorso di studi che vorresti intraprendere.
  3. Valuta con attenzione le prospettive lavorative sul mercato.
    Conoscere un po’ il mondo del lavoro e le figure professionali più ricercate, informarsi con chi già svolge la professione che ti interessa può essere utile, ti aiuterà a focalizzarti e ad avere le idee più chiare.

Alcune conclusioni

Al giorno d’oggi, per molte professioni, è sufficiente seguire corsi mirati, formativi e professionalizzanti. Aziende come IBM, Google, IBM, Twitter, Apple, Facebook, Amazon e molte altre, in altri settori, non richiedono necessariamente laureati.

Al contrario, ricercano persone giovani, curiose, che abbiano frequentato corsi brevi di formazione in ambiti quali “gestione di progetti”, “analisi dei dati”, “utilizzo di software”.

Possiamo dire che il percorso di studi universitario è principalmente utile a un arricchimento personale, laddove non necessario per professioni mirate, poiché è una palestra mentale che stimola il pensiero critico, il dialogo e sprona ad ampliare la propria visione e il proprio sguardo.

Le competenze tecniche si acquisiscono con l’esperienza e i tentativi pratici, dapprima anche in ambiti lontani dal proprio, poi affinando sempre più la ricerca. Ricorda di non sottovalutare anche le competenze relazionali, la tua capacità di interagire con gli altri, un aspetto prezioso e spesso sottovalutato. Scopri ora corsi di formazione per migliorare le tue competenze su vari fronti.

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