L’ambiente professionale e occupazionale è in rapida e continua evoluzione. La ricerca di competenze e risorse da inserire nelle aziende cambia continuamente, richiedendo, ogni anno, nuove skill in linea con le esigenze tecniche ed economiche del periodo storico in cui ci troviamo.
Queste variazioni sono determinate dalle innovazioni tecnologiche, dai cambiamenti culturali e dalle nuove esigenze emergenti, che rendono necessarie nuove figure professionali da inserire nelle aziende. In questo articolo, vedremo quali sono i corsi di formazione professionale più richiesti e come scegliere consapevolmente.
Quali sono le professioni più richieste: cosa dice il World Economic Forum
Il World Economic Forum è uno tra gli enti di maggiore importanza, in tema di evoluzione del mondo del lavoro e dell’occupazione. Ogni anno, il WEF elabora una reportistica riguardo a queste tematiche, fornendo preziose indicazioni sulle competenze necessarie per essere pronti ad affrontare le richieste di un mercato in continua evoluzione.
Secondo quanto emerso da uno dei più recenti report, il 23% dei posti di lavoro cambierà entro il 2027, con 83 milioni di occupazioni che non esisteranno più.
La perdita di posti di lavoro sarà parzialmente compensata dall’introduzione di nuove tecnologie e porterà alla creazione di nuove figure professionali o all’aumento della richiesta di specifiche figure. Ciò significa che molte persone dovranno imparare nuove skill tramite percorsi di formazione mirati.
Tra le skill più richieste troviamo senza dubbio quelle legate al mondo digital, alla programmazione e all’intelligenza artificiale, sempre più richiesta dopo l’introduzione di Chat GPT.
Inoltre, vi sono settori come la sostenibilità ambientale, che richiedono personale formato per rispondere alle sfide legate all’ambiente e alle tematiche ESG.
Nel prossimo paragrafo descriveremo quali sono i lavori più richiesti per il 2024 e gli anni a venire, mettendo in evidenza quali skill sarà utile sviluppare e in quali corsi di formazione ottenere queste skills.
Ecco quali sono le professioni che saranno maggiormente richieste nei prossimi anni e i possibili corsi di formazione correlati.
A.I. e machine learning specialist
Il 2023 è stato segnato dall’avvento di Chat GPT e, per questa ragione, dal 2024 in poi si prevede una forte richiesta di professionisti in questo ambito. Tra le branche più importanti dell’IA, troviamo il Machine Learning, fondamentale per ottimizzare le prestazioni industriali.
Le figure professionali che operano in questo settore devono possedere competenze in ambito di analisi dei dati, creazione di algoritmi, modelli statistici previsionali e tecnologie avanzate. Potrebbe esserti molto utile un corso fondamentale di SQL per imparare a ordinare e filtrare grandi quantità di dati con precisione e rapidità.
Business Intelligence Analyst
Gli analisti di Business Intelligence si occupano dell’analisi, interpretazione e rappresentazione di dati aziendali, con l’obiettivo di restituire informazioni importanti per indirizzare le decisioni strategiche dell’azienda stessa.
Potrebbe esserti utile, oltre al corso di SQL, anche un corso su come utilizzare Power BI, uno strumento potente e versatile che ti consentirà di analizzare, visualizzare e presentare dati in modo semplice e intuitivo.
L’importanza dei dati determina la necessità di proteggere questi stessi dati. In questo ambito, diventano fondamentali gli specialisti di sicurezza informatica, figure professionali che si occupano di prevenire e risolvere problemi legati ad attacchi informatici esterni alle reti e agli archivi dei dati.
Oltre a ciò, questi esperti sono in grado di gestire la privacy, sviluppare architetture di sicurezza e piani di risposta agli incidenti. Perciò, sarebbe molto utile seguire un corso di Cybersecurity e apprendere le competenze fondamentali per affrontare e gestire le minacce digitali.
Specialisti in gestione dei dati
Rimanendo sempre nell’ambito della gestione dati, ruoli come data analyst e data scientist saranno sempre più richiesti nei prossimi anni. Le due figure in certi casi si sovrappongono, tuttavia presentano alcune differenze.
Infatti, il data analyst analizza e aggrega i dati di cui dispone, trasformandoli in informazioni utili per l’azienda, e possiede competenze in ambito informatico, tecnico e statistico. Invece, il data scientist utilizza i dati elaborati dal data analyst per sviluppare modelli predittivi che il management può sfruttare.
Potrebbe esserti molto utile seguire Digital Analytics: il corso fondamentale. Apprenderai le nozioni fondamentali per fare l’analisi dei dati di siti web e campagne pubblicitarie, indipendentemente dalla piattaforma di analisi che userai.
Altri ruoli professionali richiesti
Ci sono altre figure professionali particolarmente richieste, come per esempio:
- Specialisti in ingegneria robotica. L’ingegneria robotica è una disciplina importante in diversi settori, come la medicina, l’industria manifatturiera, l’agricoltura, la ricerca e altro.
- Specialisti di digital transformation. I consulenti in trasformazione digitale sono le figure professionali che gestiscono i processi di digitalizzazione all’interno delle imprese, e si tratta di ruoli particolarmente richiesti.
- Operatori agricoli. Sono specializzati nella gestione delle attrezzature durante le diverse fasi del processo agricolo.
Oltre ai lavori suggeriti dal World Economic Forum, ci sono altre professioni particolarmente richieste e con prospettive di crescita anche nei prossimi anni.
Infatti, non dobbiamo perdere di vista che, in una realtà sempre più automatizzata, anche le soft skills e la creatività stanno diventando importanti. Per esempio, professioni legate al design thinking, alla gestione emozionale e alla leadership empatica sono ricercate per creare ambienti di lavoro accoglienti, collaborativi e gestire il cambiamento in modo efficace.
La capacità di adattarsi, imparare continuamente e risolvere problemi in modo innovativo sono competenze che guideranno il successo professionale nei prossimi anni. Infatti, le nuove professioni richiedono persone in grado di lavorare e pensare in modo flessibile e laterale, adattandosi alle mutevoli esigenze del mercato.
In questo contesto, uno dei corsi di formazione più importanti è il corso su Come aumentare la leadership personale, che consente di acquisire le competenze fondamentali per diventare un buon leader all’interno della propria organizzazione; anche il corso fondamentale di Comunicazione efficace può essere molto utile per interfacciarti nel tuo ambiente professionale.
Altre professioni richieste per i prossimi anni che non sono state inclusi nella lista del WEF sono:
- E-commerce Manager. È una figura che necessita di formazione specifica in ambito Marketing, Digital marketing e Comunicazione. Un corso fondamentale di e-commerce potrebbe essere un valido inizio.
- Project Manager. Questa risorsa consente di gestire i progetti interni ed esterni di un’organizzazione, garantendo un’adeguata distribuzione delle risorse e riducendo i costi aziendali. In questo caso, può essere molto utile un corso di Project Management, fondamentale per imparare come portare a termine con successo qualsiasi progetto aziendale.
Nel prossimo paragrafo, ti daremo uno spunto prezioso se non sai dove fare corsi online.
Scopri la proposta formativa di CORSI.it
Se hai bisogno di acquisire nuove competenze o migliorare le skill che già possiedi ed essere più spendibile come risorsa sul mercato, puoi guardare le proposte di CORSI.it: troverai i corsi che ti abbiamo proposto nei paragrafi precedenti, e molto, molto altro.
È l’unico sito interamente in italiano e con oltre 500mila iscritti: offre video corsi online, con docenti VIP, ossia figure chiave o ex figure chiave di brand noti in Italia e non solo, oltre a docenti (anche universitari) con comprovata esperienza e titoli autorevoli (medici, psicologi e instructor certificati in discipline tecniche).
Inoltre, Corsi.it è partner dell’università telematica Unimarconi per il Master in Business e Imprenditoria, riconosciuto come Master di primo livello, che ti guiderà nell’acquisizione di tutte le competenze necessarie a fare impresa con consapevolezza, innovare e portare la tua azienda al successo.
Sul nostro sito potrai scegliere da un catalogo con più di 200 corsi a prezzi accessibili, webinar gratuiti e tutto ciò che può migliorare la tua formazione.
L’accessibilità dei costi è per noi importante: infatti, siamo convinti che le competenze che fanno la vera differenza per il successo dovrebbero essere accessibili a tutte le persone, e non destinate a pochi.
Le video lezioni che proponiamo sono molto brevi e comprensibili, di pochi minuti l’una, per meglio assimilare informazioni e concetti. I corsi possono essere fruiti da qualunque dispositivo, dove vuoi e quando vuoi, in base alla tua organizzazione.
Troverai corsi su Business, Digital marketing, Educazione finanziaria, Comunicazione, Crescita personale, Benessere, Competenze digitali, Design e arti visive.
Quali attestati rilasciano i nostri corsi?
Corsi.it rilascia diversi tipi diattestati e certificati:
- Attestato di partecipazione: si riceve quando il nostro sistema informatico verifica che il corso sia stato effettivamente seguito e concluso, da APP o desktop. Questo attestato è disponibile per tutti i corsi del nostro catalogo. Questi attestati sono immediatamente riconoscibili e hanno un maggior impatto sul tuo CV, sia per intercettare le occasioni lavorative che cerchi, sia per aumentare la tua appetibilità. Oltre a ciò, grazie alle buone relazioni che Corsi.it intesse con i docenti e le aziende presso le quali hanno lavorato, il marchio Corsi.it sta diventando sempre più noto e apprezzato nell’ambito di aziende importanti.
- Attestato di fine corso riconosciuto da associazioni di categoria iscritte al MISE. L’associazione attesta e garantisce la qualità dei nostri videocorsi. Questo attestato viene rilasciato se si scelgono i pacchetti di corsi, come per esempio il Percorso di specializzazione olistico e Percorso di specializzazione in ipnosi.
- Certificazione delle competenze secondo la norma ISO 17024, grazie alla collaborazione con FAC Certifica, organismo di certificazione riconosciuto Accredia. Alla fine di uno dei nostri percorsi professionalizzanti, come ad esempio Master in Social media & performance marketing, master in coaching, master in competenze imprenditoriali, Master in Naturopatia conforme alla norma tecnica UNI 11491 eccetera, sarà possibile, in seguito alla preparazione di una tesi finale, avere accesso a un esame di verifica delle competenze da sostenere direttamente presso Fac Certifica (online).
- Master Universitario di 1° livello in Business e Imprenditoria (MBI), riconosciuto dall’Università telematica Unimarconi.
Adesso sta a te iniziare a capire in che modo fare la differenza sul mercato del lavoro e decidere quindi come formarti per rafforzare le tue competenze e diventare ancora più professionale e capace. Ti aspettiamo!
Arrivare alla soglia dei 40 anni può rappresentare un momento di riflessione per molte persone, soprattutto in termini di carriera. Sei in questa fase della vita e non sai cosa studiare a 40 anni per trovare un lavoro e (ri)metterti in pista? Se anche tu sei tra i cosiddetti late bloomer sappi che, fortunatamente, ci sono diverse possibilità per raggiungere i tuoi obiettivi professionali, come ad esempio i corsi online e le piattaforme e-learning. In questo articolo, esploreremo diverse strategie e opzioni.
Ecco 3 falsi miti da decostruire se cerchi lavoro a 40 anni
Esistono atteggiamenti mentali e paure, consce o inconsce, che possono frenare il desiderio di cambiamento e la voglia di mettersi in gioco a 40 anni. Vediamo di sfatare tre tabù che potrebbero ostacolare il raggiungimento dei tuoi obiettivi:
1. Non posso competere con persone più giovani
Presumere di essere meno produttivi per una questione di età è un errore da non commettere. Infatti, puoi giocarti ottime carte per quanto riguarda il tuo vissuto professionale. Pensa in grande: Steve Jobs è davvero un esempio iconico di successo professionale a 40 anni. Dopo aver lasciato la Apple a 30 anni, ha trascorso i successivi dieci anni esplorando nuove opportunità e acquisendo esperienze e nuove competenze, per poi rientrare a guidare l’azienda con un successo straordinario. È vero, non siamo tutti Steve Jobs, ma chiunque di noi può continuare a migliorarsi e investire su di sé, per rimettersi in gioco.
2. Il mio curriculum vitae sarà sicuramente il meno appetibile
Se ti concentri sui tuoi punti di forza e sulle tue soft skill, il tuo curriculum potrà essere considerato al pari di quello delle altre persone. Un piccolo trucco: sposta la sezione dei dati anagrafici dopo i blocchi di testo che evidenziano le tue competenze trasversali, cioè le cosiddette soft skills, che possono essere, per esempio, la capacità di gestire il tempo, di organizzarti, l’abilità di parlare in pubblico o le tue doti relazionali.
3. Se non ce l’ho fatta fino ad ora, non ce la farò mai
Si può sempre fare un tentativo, quando si pensa di avere la giusta attitudine e quando si sente che la posizione per la quale ci si sta candidando ha caratteristiche che si addicono alle proprie possibilità. L’importante è proporsi nel modo corretto e creare le condizioni migliori per trasformare la ricerca di lavoro in opportunità concreta. In che modo? Migliorando il curriculum, facendo rete e investendo sulla formazione, senza dimenticare le proprie passioni e le specifiche inclinazioni.
Cosa studiare a 40 anni per trovare un lavoro senza titolo di studio
Per le persone over 40 che sono temporaneamente senza lavoro, e che magari non hanno un titolo di studio, può essere utile frequentare un corso di formazione ad alta possibilità di impiego.
Per esempio, ci sono corsi per diventare OSS, necessari per intraprendere la professione dell’Operatore/Operatrice Socio-Sanitario/a. Eventualmente adatti anche per gli over 50, questi corsi affrontano varie tematiche: etica, deontologia, aspetti psico-relazionali, disposizioni in tema di sicurezza e salute, igiene e assistenza sociale.
Molto richiesti sono anche i corsi per diventare pizzaiolo/a o sommelier, per trovare impiego nell’ambito della ristorazione, e anche i corsi per operatori/operatrici fiscali, per acquisire la qualifica di Addetto/a alla compilazione della dichiarazione dei redditi Mod.730.
I corsi di formazione, sia per laureati, sia per chi cerca lavoro senza laurea, rimangono tra i canali più utili per trovare lavoro.
Tra i settori che saranno sempre più ricercati negli anni futuri c’è quello del Digital Marketing e del Web Design: offre numerose opportunità di impiego. Ecco dunque alcuni corsi utili:
- SEO: il SEO Specialist si occupa, per esempio, di ottimizzare la struttura e i contenuti di un sito, in modo da renderlo autorevole e ben posizionato sui motori di ricerca.
- Social Media Manager: si occupa, tra l’altro, di gestire le pagine social di aziende, professionisti e imprese di tanti tipi.
- Data Analyst: possiede le conoscenze necessarie ad analizzare i dati, per offrire alle aziende un vantaggio competitivo e la possibilità di esplorare nuove opportunità di business.
- E-Commerce Manager: si occupa, per esempio, della creazione, gestione e manutenzione degli e-commerce.
- Web Designer, una figura intermedia con competenze di grafica e design per il web, in grado di creare siti user friendly.
Per trovare lavoro è importante investire sulla risorsa principale che puoi utilizzare nel mercato del lavoro: la formazione professionale.
Infatti, i corsi di specializzazione, anche online, forniscono gli strumenti per delineare il campo di azione della ricerca lavorativa e, soprattutto, qualificano le competenze di chi è in grado di stare al passo con un mercato del lavoro dinamico, flessibile e in continua evoluzione.
La scelta dell’ente formativo è assai importante e non può essere fatta con leggerezza. Ecco quali sono i requisiti cui prestare maggiore attenzione:
- Programma e attestati di frequenza: il programma dei corsi che sceglierai deve essere chiaro e dettagliato, così come le informazioni sui docenti. L’attestato finale è un valore aggiunto che ti serve per arricchire il tuo percorso di formazione e comprovarne l’effettivo svolgimento.
- Recensioni delle persone: le opinioni delle persone che hanno già seguito le video lezioni devono essere tenute in giusta considerazione. Gli enti di formazione le mettono spesso in evidenza per far capire il grado di soddisfazione dell’utenza, che è una riprova sociale preziosa.
- Flessibilità. L’ideale sarebbe seguire corsi online fruibili da qualunque dispositivo e ovunque tu sia, per meglio organizzarti con i tuoi impegni.
Per te la proposta formativa di CORSI.it
Se desideri acquisire nuove competenze o migliorare le skill che già possiedi, puoi prendere in considerazione le proposte di CORSI.it: troverai alcuni dei corsi che ti abbiamo elencato nei paragrafi precedenti, e molte altre proposte per te.
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Cercare lavoro a 40 anni può sembrare una sfida, ma è anche un’opportunità per reinventarsi e perseguire nuovi obiettivi professionali. Con autovalutazione, formazione e flessibilità mentale, è possibile ottenere successo in una nuova fase della propria carriera. Seguendo le strategie e gli esempi forniti in questo articolo, puoi avvicinarti alla tua prossima opportunità professionale con fiducia e determinazione.
Ti interesserebbe lavorare nelle risorse umane? È un’ottima idea: infatti, oggi, il mercato del lavoro è sempre più selettivo e concorrenziale, e le imprese richiedono la disponibilità di risorse umane sempre più qualificate. In questa guida, vedremo insieme come lavorare nelle risorse umane, in che modo specializzarsi e quali competenze acquisire.
Cosa significa “risorse umane” e qual è il valore aziendale?
L’espressione “risorse umane” è utilizzata per indicare il personale che lavora all’interno di un’azienda. Le figure professionali sono un valore prezioso per un’azienda, sono considerate veri e propri investimenti.
Nelle aziende si dà importanza non solo all’aspetto produttivo e carrieristico, ma anche agli aspetti motivazionali, psicologici e alla salute psicofisica dei lavoratori.
Dato che le risorse umane sono un importante investimento economico per l’azienda, è fondamentale che il posto di lavoro sia per loro un luogo confortevole, perché il loro benessere è necessario a un’ottima produttività aziendale.
Vista l’enorme importanza che ricoprono le risorse umane in tutti gli ambienti di lavoro, sia privati sia pubblici, è nata l’esigenza di un addetto alle risorse umane.
Quali competenze deve possedere un HR?
Chi lavora alle risorse umane deve avere una profonda conoscenza del business e degli obiettivi aziendali, per capire già quale tipo di risorsa possa affrontare le sfide attuali e indirizzarla verso il futuro.
Oltre a ciò, chi si occupa di human resources deve avere uno specifico interesse per la comunicazione. Queste competenze si possono acquisire in parte intraprendendo percorsi formativi tecnico/scientifici (in economia, per esempio), ma anche in discipline umanistiche: psicologia, sociologia o ambito giuridico).
Inoltre, aver frequentato un corso online professionalizzante e di approfondimento nel settore delle risorse umane, oppure un master in Management delle Risorse Umane, è caldamente consigliato, come vedremo più avanti, perché questi titoli sono considerati necessari in molti annunci per trovare lavoro.
La vera chiave è la specifica conoscenza dell’ azienda e del settore, e la capacità di avere sempre in mente l’obiettivo principale, cioè la sostenibilità del business nel tempo.
Cosa fa l’addetto/a alle risorse umane?
In generale, questa figura si occupa del personale dell’azienda; effettua la ricerca e la selezione del personale, cioè dei professionisti e delle professioniste che potrebbero aggiungere valore all’azienda con le loro competenze professionali ed emotive.
Inoltre, l’HR si occupa della formazione, della gestione del personale e talvolta degli aspetti amministrativi, come per esempio relazioni sindacali e retribuzione.
Solitamente, le mansioni variano in base alla grandezza dell’azienda. Infatti, in aziende molto grandi, il ruolo dell’addetto alle risorse umane è un ruolo di supervisione.
Invece, la direzione vera e propria del personale in aziende molto grandi è affidata al/alla direttore/direttrice delle risorse umane, che coordina il lavoro del proprio team.
Nelle aziende più piccole il/la responsabile delle risorse umane si occupa diverse mansioni, come per esempio:
- Individuare il personale da assumere;
- Selezionare e assumere le risorse;
- Formare le risorse;
- Gestire, comunicare e relazionarsi con il personale;
- Eventualmente, occuparsi degli aspetti amministrativi.
- Concentriamoci su quest’ultimo elenco di mansioni, e vediamole meglio nel prossimo paragrafo.
Di cosa si occupa, nello specifico, chi lavora nelle human resources?
Chi si occupa di HR in un’azienda ricopre un ruolo fondamentale:
- Genera i contatti con i candidati (funzione di ricerca/recruiting).
- Fa da filtro e dà spazio alle risorse che possono portare valore a quella specifica azienda (selezione).
- Agevola l’ingresso delle risorse nel team aziendale, allineandole sul modello di business, sulla struttura societaria, sui prodotti/servizi che l’azienda offre, sui principali clienti e le prospettive di evoluzione future (processo di onboarding).
- Pensa alla formazione e trova modi di coinvolgere le risorse e mantenere le menti sempre attive (training).
Le attività di Employer Branding
Oltre alle funzioni appena viste, oggi la funzione HR ha un ruolo cruciale, insieme al team marketing, nel costruire la reputazione di un’azienda in quanto datrice di lavoro (employer branding): è tutto ciò che può mettere in una luce positiva l’azienda nei confronti dei potenziali candidati.
Cosa significa, nel concreto? Pubblicare post sui social media, comunicare in che modo si investe sulle persone, partecipare a eventi come relatori o sponsor, mantenere i contatti con scuole, università e tutti gli enti rilevanti per la ricerca di nuovi talenti.
Non c’è un corso di laurea specifico, ma, come abbiamo visto qualche paragrafo fa, è possibile conseguire una laurea in ambito scientifico o umanistico, seguita preferibilmente da un Master o altro corso di specializzazione alla professionalità.
Per esempio, se prediligi le materie scientifiche e tecniche, puoi accompagnare la laurea in materie STEM (ovvero Science, Technology, Engineering and Mathematics) con una formazione dal taglio più umanistico, come un master in People Management o un corso HR Intensive.
Lo stesso puoi fare se scegli un percorso umanistico (giurisprudenza, sociologia, psicologia, ma anche lingue o filosofia).
Ricorda che frequentare un master è un aspetto rilevante in fase di valutazione curriculare, poiché consente di acquisire le competenze trasversali (soft skill) e gli strumenti pratici per lavorare fin da subito nel settore, tramite un periodo di stage.
Lo stage rappresenta il principale canale di ingresso nel mondo del lavoro, e fase necessaria per chi desidera intraprendere una carriera come HR Manager.
Quali sono i principali sbocchi professionali?
C’è la tendenza a collocare il ruolo dell’esperto/a delle risorse umane principalmente all’interno di un contesto aziendale. Tuttavia, l’azienda non è l’unico sbocco professionale per chi si specializza in questo ambito.
Infatti, vi sono anche opportunità d’inserimento all’interno degli enti in outsourcing, cioè tutte quelle società che affiancano le aziende nei loro processi relativi alle risorse umane, come per esempio:
- Agenzie interinali/agenzie per il lavoro;
- Società di consulenza e selezione permanente, cioè le agenzie specializzate nella ricerca e selezione di profili da inserire nei contesti aziendali;
- Enti e agenzie di formazione, che progettano ed erogano percorsi formativi in base al fabbisogno aziendale;
- Libera professione.
Ora che hai una panoramica sul percorso da fare per lavorare nelle risorse umane, manca un ultimo, prezioso consiglio: seguire un corso online dedicato, ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Corsi di risorse umane online
Per arricchire le tue conoscenze e le tue competenze, ti consigliamo di seguire qualche corso online su CORSI.it: le lezioni di professionisti del settore ti saranno di grande aiuto per formarti e migliorare le tue skills. Puoi seguire le lezioni dove vuoi, quando vuoi e da qualunque dispositivo.
Qui ti proponiamo alcuni corsi di risorse umane online, che trovi nella sezione dedicata al business: imparerai tutti i fondamentali processi che hanno lo scopo di selezionare, assumere e gestire i dipendenti di un’azienda. Una volta conclusi i corsi, sarai in grado di scoprire nuovi talenti e risorse, valorizzare le persone e le loro capacità, influire sulla produttività e sulla stabilità aziendale.
Ti piacerebbe lavorare nell’ambito delle risorse umane e vorresti saperne di più? Se ti chiedi cosa fanno le risorse umane, qui troverai un approfondimento di tuo interesse: dopo aver letto questa guida, potrai cercare lavoro in maniera più mirata nel tuo ambito di interesse (aziendale o altro).
Il successo di un’azienda è fortemente influenzato dalla sua cultura del lavoro, dall’etica professionale e dalle prestazioni dei dipendenti, che richiedono buone pratiche di gestione del personale. Perché tutto funzioni al meglio e sia garantito il benessere dell’azienda e dei dipendenti che ci lavorano, è necessaria la funzione HR.
L’HR svolge un ruolo prezioso nel coltivare solide relazioni tra il datore di lavoro e i dipendenti e nel migliorare la cultura lavorativa. L’obiettivo delle human resources è approntare politiche di lavoro efficaci che favoriscano la soddisfazione dei dipendenti e promuovano un ambiente di lavoro sano.
Chi è e che ruolo ha l’addetto/a alle risorse umane?
Per definizione, lo Human Resource Manager si occupa di tutto ciò che concerne la gestione del personale impiegato in un’azienda o in un’organizzazione.
La figura delle human resources assume perciò un ruolo strategico: è chiamata a cercare, selezionare e reclutare figure professionali (risorse) talentuose da inserire nelle aziende.
Ogni tipologia di azienda, a seconda delle mansioni che affida a chi si occupa delle risorse umane, ricerca talenti, professionalità e attitudini differenti.
In un mercato come quello attuale, complesso, competitivo e molto performativo, lavorare in ambito HR significa prevalentemente:
- Selezionare risorse in grado di fare la differenza nelle diverse aree di cui si compone l’azienda;
- Reclutare risorse talentuose e valorizzarne le qualità;
- Assumere figure con specifiche propensioni e inserirle nell’area aziendale più adeguata;
- Adottare politiche retributive mirate che puntino a promuovere la meritocrazia diffusa.
Nel prossimo paragrafo, vedremo le dieci principali mansioni in ambito HR.
Cosa fanno le risorse umane? Ecco le mansioni principali
In generale, chi lavora nelle risorse umane si occupa della selezione e del reclutamento del personale, ne garantisce un’adeguata gestione, funzionale agli obiettivi strategici dell’azienda; definisce i programmi di sviluppo delle carriere, dei compensi e dei piani di formazione. Inoltre, chi fa HR elabora gli strumenti di valutazione, motivazione ed evoluzione del personale.
Possiamo riassumere in 10 punti cosa fa chi si occupa di HR:
- Analizza i fabbisogni di aziende ed organizzazioni.
- Cura o supervisiona la stipula dei contratti.
- Definisce la cessazione dei rapporti di lavoro.
- Supervisiona gli aspetti amministrativi e normativi, relativi alla gestione del personale.
- Coordina la formazione del personale (rileva le necessità formative dei dipendenti, struttura piani di formazione).
- Amministra il personale (organizza turni, ferie, gestisce le pratiche di infortunio, prepara le buste paga, controlla assenze e presenze).
- Valuta il rendimento del personale.
- Seleziona e recluta il personale (valuta candidature e curricula, predispone i colloqui con i candidati).
- Definisce i criteri e i programmi di sviluppo delle carriere.
- Si occupa delle relazioni industriali.
Scopri tutti i corsi online su risorse umane
Qual è l’importanza della figura HR a livello aziendale?
Anzitutto, la figura professionale di HR è chiamata a interfacciarsi con le prime linee aziendali. In questa fase, l’obiettivo è diffondere e promuovere pratiche e modalità di gestione delle persone.
Per un addetto/a alla gestione delle risorse umane, è importante che tutte le persone in azienda, in particolar modo chi occupa posizioni di rilievo, riconoscano l’importanza del suo ruolo multisettoriale, di coordinamento e decisionale.
Quando un’azienda assume un addetto/a alle risorse umane, significa che è in programma o è in atto un percorso di cambiamento. La persona responsabile delle human resource affianca il CEO (Chief Executive Officer) dell’azienda con piani strategici di miglioramento aziendale.
Quindi, possiamo dire che chi svolge mansioni di HR riveste un ruolo chiave in azienda, perché ha il delicato compito di interpretare i valori, la mission e le necessità aziendali, individuando e vagliando le risorse umane che possano fare la differenza e arricchire il valore in azienda.
Quali sono le caratteristiche umane di chi si occupa di HR?
Una persona addetta alle Human Resources deve essere portavoce dei requisiti ricercati nelle risorse selezionate: motivazione, curiosità, ambizione, visione ampia e integrata. Tutto ciò deve essere associato a una buona centratura su sé stessi e da una grande attitudine all’ascolto, all’empatia e al dialogo.
L’importanza dell’attività di coordinamento
Se l’azienda è grande e ben strutturata, l’addetto/a alle risorse umane svolge anche ruoli di coordinamento di figure professionali responsabili di questi incarichi:
- Selezione: si gestisce l’inserimento delle persone in azienda. L’obiettivo è selezionare le risorse e indirizzarle verso ruoli ben precisi, a seconda delle loro specifiche competenze.
- Formazione: si sceglie contenuti e metodi della formazione aziendale, e si stabilisce fino a che punto si può alzare il livello di professionalità dell’azienda. Per fare ciò, viene valutata ogni risorsa e il contesto in cui la risorsa è impegnata, e progettato un piano di progresso.
- Compensation & Benefit: è il/la responsabile della pianificazione e dell’attivazione di piani di incentivi del personale. Questa figura interviene su più livelli: suggerisce ai direttori dell’azienda come assegnare gli obiettivi a ogni risorsa e dà indicazioni sulle politiche aziendali e sulla gestione del budget.
- Relazioni industriali: si redigono i contratti di lavoro, si gestiscono eventuali provvedimenti disciplinari rivolti al personale, si supervisionano lamentele o denunce che le risorse umane rivolgono all’azienda e si mette a punto o migliora il regolamento aziendale, assicurandosi che venga rispettato.
- Gestione delle risorse umane nelle unità di business: si gestisce il personale dell’azienda nelle imprese con più aree o settori. Ciascuno di loro è a capo di una singola area.
Invece, nelle realtà aziendali più piccole, l’addetto/a alla gestione delle risorse umane potrebbe avere necessità del sostegno di consulenti esterni.
Per esempio, in merito al reclutamento del nuovo personale, troviamo l’Head Hunter. Questa figura individua le risorse ritenute più adeguate per l’azienda e le segue nel loro percorso professionale, verificando che le loro qualità siano valorizzate.
Con quali criteri viene selezionato il personale?
Ad oggi, l’obiettivo delle aziende è reclutare persone valide sia dal punto di vista delle conoscenze e della formazione, sia dal punto di vista delle competenze pratiche.
Le risorse umane da assumere devono avere una spiccata capacità di integrarsi in azienda e adattarsi ai vari ranghi aziendali.
In pratica, la versatilità e l’elasticità sono doti richieste. In un mercato così altamente competitivo, il personale è tra gli elementi che può davvero fare la differenza.
Tuttavia, quando le aziende assumono personale, non selezionano necessariamente i migliori e quelli con l’esperienza più solida tra tutti. Invece, spesso, considerano il lato umano, la disponibilità, le capacità di resistenza allo stress, la motivazione, lo spirito aziendale e la dinamica comportamentale.
Corsi di risorse umane online
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La fotografia ti appassiona e vorresti farne una professione? Diventare fotografo professionista è un lavoro affascinante, ma preparati a fare un po’ di gavetta. Scopriamo insieme come diventare fotografo professionista. Sappi che, per diventare fotografo, necessiterai di:
- Macchina fotografica.
- Curiosità e spirito di osservazione.
- Empatia e una certa sensibilità artistica.
- Corsi o studi mirati.
Di cosa si occupa un fotografo?
Scattare fotografie e realizzare servizi fotografici o reportage per lavoro non è una passeggiata, anzi, si tratta di un lavoro piuttosto impegnativo e spesso sottovalutato o discriminato. Infatti, il processo di creazione del prodotto fotografico finale prevede varie fasi:
- Allestimento del set fotografico, in studio o all’esterno. La composizione della scena è compito del fotografo, che dovrà disporre i vari elementi per creare la giusta armonia e le condizioni adeguate.
- Realizzazione di fotografie, shooting o book fotografici. La parte del lavoro che probabilmente conosciamo di più: il fotografo scatta foto da varie angolazioni, prospettive e diverse inclinazioni. Conosce le tecniche più adatte a ciascuna situazione e alla destinazione d’uso, sa gestire e utilizzare le luci secondo necessità per dare corpo alla propria idea.
- Editing digitale delle immagini e fotoritocco. Con lo scatto delle fotografie non finisce di certo il lavoro del fotografo! Infatti, per mezzo di programmi come Photoshop, un fotografo migliora i propri scatti, perfezionandoli fino al risultato finale. Attenzione, però: un fotografo non altera l’essenza della foto con l’editing, per esempio non cambia i connotati ai soggetti, se sono persone, poiché questa azione esulerebbe dalla professionalità, a meno di non soddisfare una esplicita richiesta del cliente.
- Sviluppo delle fotografie e stampa. Questa parte del lavoro è fortemente rappresentativa della fotografia analogica, poiché col digitale sempre meno professionisti sviluppano le foto, ma le salvano.
Per iniziare a prendere confidenza con questo settore, puoi valutare un percorso di formazione sulla fotografia digitale:
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Di quale materiale ha bisogno il fotografo?
Naturalmente avrai bisogno di una macchina fotografica per scattare foto e mettere in pratica sul campo ciò che avrai appreso durante i corsi (tra poco ne parleremo) o per migliorare la tua tecnica da autodidatta.
Tanto per iniziare, evita di investire tutti i tuoi risparmi in una macchina supersonica, ma scegli un modello base con un buon obiettivo per “sporcarti le mani” e iniziare a fare pratica. Ciò ti consentirà di rimandare l’acquisto di una macchina professionale e più costosa a quando avrai una buona mano e le conoscenze adeguate.
Iter di studio per diventare fotografo
Non esiste un solo percorso per diventare fotografo professionista. Infatti, vi sono svariate strade per approcciarsi e approfondire la tecnica fotografica, come per esempio:
- Corsi di fotografia: è possibile individuare tanti corsi pubblici o privati per migliorare la propria passione per la fotografia. Si tratta di una scelta valida anche per fare rete con possibili, futuri colleghi.
- Corso universitario: l’Accademia di Belle Arti offre svariati corsi, così come altre università statali.
- Autodidatta: è anche questa una strada. Se, infatti, preferisci studiare sui manuali, e fare pratica in modo indipendente, cerca di osservare il lavoro di altri professionisti e prova a imparare la tecnica affiancandoli o collaborando con loro.
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Ora non ti resta che fare pratica. Il consiglio è di non essere schizzinoso, almeno all’inizio. Dovrai sperimentare le tue abilità e le tue competenze in ogni situazione possibile: concerti, feste, matrimoni, piccoli incarichi e collaborazioni. Avrai bisogno di fare molta pratica e prendere confidenza con il mezzo fotografico.
Anche sul fronte editing dovrai maturare esperienza e imparare a utilizzare al meglio i programmi come Photoshop e Lightroom. Anche in questo caso, ci sono svariati corsi gratuiti in giro per il web, ma puoi anche decidere di acquistare qualche manuale.
Sbocchi professionali
Buone notizie: hai la possibilità di specializzarti in un particolare settore. I settori in cui potrai specializzarti sono:
- Urban o street photography. Attraverso le tue foto racconti il contesto urbano e la realtà della strada. Dovrai essere intraprendente e saper cogliere l’attimo, spesso con l’ausilio di un dispositivo mobile per scattare foto.
- Ritrattistica. Un valido settore in cui fare un buon allenamento riguardo a luci e angolazioni: dovrai saper cogliere l’espressività dei soggetti che ritrarrai.
- Fotografia commerciale. Anche questo è un ambito… ambìto. Ogni prodotto che è venduto ha bisogno di un servizio fotografico ad hoc che ne metta in risalto le qualità: alcuni fotografi si dedicano precipuamente allo studio e alla fotografia dei prodotti e del merchandising. Queste foto sono solitamente destinate alla pubblicità.
- Paesaggistica. Se hai uno spirito poetico e romantico potresti individuare il tuo campo d’elezione nella fotografia paesaggistica, magari per qualche rivista di settore.
- Matrimoni. Si tratta di un ambito in cui è possibile fare tanta gavetta! Magari non ti attrae l’idea, ma un bravo fotografo di matrimoni sarà contattato e si farà conoscere dai vari wedding planner e ciò servirà ad aumentare il proprio giro di clienti.
- Eventi. Gare sportive, fiere, concerti, spettacoli, defilé di moda… C’è sempre necessità di bravi fotografi.
- Elementi architettonici o spazi interni. Mostre, cataloghi di interior design hanno bisogno di fotografi esperti anche in questo settore.
Vorresti diventare vigile del fuoco? Non è certo una professione come un’altra, anzi, implica una buona dose di coraggio, sangue freddo, senso pratico e senso del dovere! Ma come diventare pompiere? È necessario partecipare al concorso pubblico periodicamente indetto dal Ministero degli Interni. Questo concorso è aperto a tutti i civili di sesso maschile e femminile interessati a entrare nelle Forze Speciali dei Vigili del Fuoco. Scopriamo di più.
Chi è e cosa fa il pompiere?
Il pompiere o vigile del fuoco è una figura professionale che fa parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Si occupa soprattutto dello spegnimento degli incendi. Tuttavia, oltre a questa mansione fondamentale, il pompiere svolge anche altri compiti, come ad esempio la difesa civile e la salvaguardia delle persone in differenti situazioni emergenziali. Cosa intendiamo per “situazione di emergenza”? Possono essere le più disparate: piene ed esondazioni dei fiumi, frane, alluvioni, crolli strutturali, terremoti.
Le mansioni del vigile del fuoco
Abbiamo accennato ai compiti principali di un vigile del fuoco, che adesso approfondiremo. Come dicevamo, principalmente il vigile del fuoco si occupa di incendi. Anche l’altro nome col quale è nota questa figura professionale, “pompiere”, comunica lo stesso concetto: deriva infatti dal francese pompier, che allude alla pompa di spegnimento del fuoco. Ma di cosa si occupa un pompiere quando non c’è nessun incendio da domare? Ecco i principali incarichi del pompiere:
- Soccorso in tutte le situazioni di emergenza come per esempio crolli strutturali, terremoti, frane e alluvioni, o anche in caso di incontrollabile rilascio di energia, fughe di gas.
- Prevenzione degli incendi. Questa funzione serve a perseguire gli obiettivi di salvaguardia della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni architettonici, culturali e ambientali tramite la promozione, la predisposizione e l’applicazione di misure, accorgimenti e provvedimenti volti a evitare l’insorgenza di un incendio o a limitarne le conseguenze.
- Predisposizione dei piani di difesa civile a livello territoriale e nazionale. Per esempio, i pompieri accorrono nel caso in cui un controllore di volo chiamasse e informasse di un incidente aereo.
Requisiti per diventare vigile del fuoco
Per diventare pompiere è necessario essere in possesso di alcuni requisiti di base, in particolare:
- Avere un’età compresa tra 18 e 30 anni (l’età si alza a 37 anni per i pompieri volontari);
- Avere la patente B (automobile);
- Non aver riportato condanne penali o avere precedenti;
- Essere in pieno possesso di tutti i diritti politici e civili;
- Aver conseguito almeno la licenza media;
- Essere di sana e robusta costituzione;
- Essere in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
- Capacità natatorie.
Per diventare pompiere non è richiesto un titolo di studio particolare, infatti è sufficiente la licenza media. Non sono necessari laurea o diploma di scuola superiore. Tuttavia, nel posizionamento della graduatoria del concorso, possedere un titolo di studio più alto della licenza media offre la possibilità di ottenere un punteggio più elevato.
Ulteriori requisiti
Il limite di altezza per entrare nelle Forze Armate è stato revocato dal D.P.R. 207/2015 e i parametri che considerati per entrare a far parte dei Vigili del Fuoco attengono solo alla prestanza fisica.
L’idoneità dei requisiti fisici e psicologici viene verificata mediante una specifica visita medica alla quale i candidati dovranno sottoporsi una volta avviato il percorso concorsuale.
Inoltre, è ormai obbligatorio e vincolante per il personale operativo saper nuotare. Infatti, durante situazioni di alluvioni o altri disastri idro-geologici, il personale preposto al soccorso agisce spesso in luoghi dove è frequente il rischio di cadere in acqua.
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Il concorso per diventare pompiere
Il concorso per diventare vigile del fuoco è articolato più prove. In particolare, i candidati dovranno affrontare una prova pre-selettiva con domande a risposta multipla su argomenti che riguardano la scuola dell’obbligo e quesiti di tipo deduttivo, logico e di pensiero analitico.
Dopo questa prima pre-selezione, si dovrà affrontare un test motorio-attitudinale, utile all’accertamento dei requisiti fisici necessari allo svolgimento delle attività lavorative. Nello specifico, bisognerà essere in grado di saper utilizzare i mezzi operativi e le attrezzature, e di possedere prontezza di riflessi ed efficienza fisica, sia su terra, sia in acqua.
La prova orale finale
Una volta superate queste due prime prove, si dovrà sostenere un colloquio finale a conclusione del concorso. In questa sede saranno valutati nel punteggio anche i titoli di studio eventualmente posseduti dai candidati.
Gli argomenti del colloquio riguarderanno le competenze e l’organizzazione del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le discipline inerenti al titolo di studio richiesto per la partecipazione al concorso (licenza media) ed elementi di informatica di base.
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Diventare pompiere: cosa fare dopo il concorso
Dopo aver superato il concorso pubblico, si accede a una fase di formazione della durata di 12 mesi e articolata in 9 mesi di formazione teorica e 3 mesi di tirocinio pratico.
Spettano al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, anche se non in via esclusiva, le attività di formazione e addestramento di tutti i soggetti coinvolti nel contesto professionale.
Alcuni argomenti dei corsi di formazione interni:
- Incendio e prevenzione incendi;
- Protezione antincendio e procedure da adottare in caso d’incendio;
- Esercitazioni pratiche per imparare l’utilizzo di estintori portatili, idranti, naspi e dispositivi di protezione individuale.
Dopo la fase di formazione e una volta trascorsi 5 anni dall’inizio effettivo dell’attività professionale, si potrà procedere con l’avanzamento di carriera per diventare pompiere qualificato, esperto o coordinatore. Inoltre, sarà possibile entrare a far parte di nuclei specializzati o accedere a posizioni dirigenziali e amministrative.
Svolgere la professione di giornalista affascina molte persone. Alcuni sognano vorrebbero fare i giornalisti della carta stampata per grandi testate, altri sognano il giornalismo d’inchiesta, altri avrebbero l’ardire di diventare cronisti nelle zone “calde” del mondo, alcuni preferirebbero fare i giornalisti dei notiziari… Ma come si diventa giornalisti? Quali percorsi di studio intraprendere e quali requisiti sono necessari per svolgere questa professione?
Una informazione importante: in Italia, la professione giornalistica intesa come attività intellettuale e creativa a carattere professionale è disciplinata dalla legge n. 69/1963, “Ordinamento della professione di giornalista”. Questa legge istituisce l’Ordine dei Giornalisti (OdG) e riconosce due categorie di giornalisti: i professionisti e i pubblicisti.
Alla tipologia dei professionisti appartiene chi svolge in maniera esclusiva e continuativa la professione di giornalista. Alla categoria dei pubblicisti, invece, appartiene chi svolge l’attività giornalistica contestualmente ad altro impiego, in maniera non continuativa.
Quali sono le caratteristiche dell’aspirante giornalista?
Al lavoro di giornalista, sia professionista sia pubblicista, può accedere chiunque abbia passione per questa attività indipendentemente dal titolo di studio, anche se, ad oggi, questa professione presenta canali di accesso sempre più delineati e definiti. Infatti, la progressiva specializzazione di questa professione ha determinato lo sviluppo di settori piuttosto diversificati.
Quali requisiti fondamentali dovrebbe avere l’aspirante giornalista? Indubbiamente dovrebbe possedere un’ottima conoscenza della lingua italiana, sia scritta sia parlata, una buona cultura generale, interesse per la lettura, curiosità, apertura mentale e disponibilità ad approfondire ogni aspetto della realtà circostante. Inoltre, sarebbe preferibile la conoscenza di almeno una lingua straniera. Non dimentichiamo determinazione e forza di volontà. Insomma, sono molte le caratteristiche importanti da possedere.
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Come si può diventare giornalista professionista?
Per diventare giornalista professionista, questo è l’iter:
- Svolgere un anno e mezzo di praticantato presso una redazione, oltre a frequentare, anche da remoto, uno dei percorsi di formazione promossi dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell’OdG;
- Come alternativa, aver frequentato per due anni una delle scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio nazionale dell’OdG;
- Superare un esame di idoneità professionale.
Come ci si iscrive al registro praticanti?
Per iniziare il praticantato, occorre essere assunti come praticanti (anche prima di essersi laureati o privi della Laurea) in una redazione giornalistica. Dopodiché occorre recarsi presso l’Ordine regionale di pertinenza con una copia del contratto e una dichiarazione di inizio del praticantato firmata dal direttore responsabile della testata, e richiedere poi l’iscrizione al Registro dei praticanti.
Una volta conclusi i 18 mesi di praticantato, è necessario frequentare uno dei corsi di preparazione predisposti dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell’OdG. Al termine del percorso è possibile accedere all’esame per diventare giornalista professionista.
Alternativa al praticantato: i corsi di giornalismo
Come alternativa al praticantato, è possibile frequentare una scuola o un master di giornalismo riconosciuti dall’OdG. Il requisito necessario per poter accedere ai corsi è possedere il titolo di laurea triennale, magistrale o specialistica conseguito in qualunque disciplina, ancora meglio se umanistica.
I percorsi formativi in giornalismo sono a numero chiuso e hanno la durata di due anni. La frequenza è obbligatoria e permette di essere ammessi agli esami finali, con conseguente iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti.
Esiste un corso di Laurea in Giornalismo?
No, non esiste un indirizzo di Laurea in giornalismo, ma esistono dei corsi di laurea Magistrali con indirizzo in Giornalismo e media Digitali (si tratta soprattutto di facoltà umanistiche, come per esempio Lettere Moderne o Scienze della Comunicazione). Inoltre, ci sono i corsi di cui abbiamo appena parlato che consentono di accedere all’esame per diventare giornalisti.
Quale facoltà sarebbe consigliabile scegliere per prepararsi al meglio? Sicuramente le Lauree umanistiche (come per esempio Lettere, Filosofia, Storia o Scienze Politiche) oppure Lauree in area Comunicazione ed Editoria possono fornire una formazione di base utile. Tuttavia, anche chi possiede una laurea in materie scientifiche può avere accesso ai master in giornalismo.
Come funziona l’esame di stato per diventare giornalisti?
L’esame consiste in una prova scritta e in una orale. La prova scritta prevede tre fasi:
- sintesi di un articolo scelto dall’aspirante giornalista tra due articoli forniti dalla commissione;
- redazione di un articolo su un argomento di attualità;
- questionario con risposte libere su argomenti inerenti la professione di giornalista.
La prova orale sotto forma di colloquio serve ad accertare le conoscenze dell’aspirante giornalista sui principi etici di questa professione, sulle norme giuridiche, sulle tecniche e sulle pratiche relative al giornalismo.
Superare la prova d’idoneità professionale è imprescindibile per ottenere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti professionisti. La domanda di iscrizione all’Albo, con allegato all’attestato di superamento dell’esame rilasciato dall’Ordine dei Giornalisti nazionale, andrà consegnata all’Ordine della regione di propria pertinenza, dove si risiede.
Come si può diventare giornalista pubblicista?
Qui il percorso è un po’ diverso. In questo caso, occorre svolgere un’attività giornalistica retribuita e continuativa per almeno due anni presso una o più testate (di varia natura: carta stampata, web, redazione radio o televisione) regolarmente registrate e dirette da un giornalista iscritto all’albo, che possa comprovare l’attività praticata.
Per essere iscritti nell’elenco dei giornalisti pubblicisti e ottenere il tesserino non è richiesto il superamento di alcun esame. Tuttavia occorre:
- Essere in possesso di alcuni requisiti di legge (come per esempio assenza di precedenti penali)
- Presentare gli articoli, firmati dall’aspirante giornalista e possibilmente controfirmati dal caporedattore, che dimostrino l’attività pubblicistica, che deve essere regolarmente retribuita da almeno ventiquattro mesi;
- Presentare la copia dell’eventuale contratto di collaborazione stipulato con la testata o le testate con le quali si collabora;
- Presentare la documentazione della retribuzione percepita negli ultimi due anni, che deve essere in regola con la normativa fiscale vigente in materia.
Per quanto riguarda la quantità effettiva degli articoli indispensabili per l’iscrizione nell’elenco e la somma dei relativi compensi, gli aspiranti pubblicisti devono rivolgersi all’OdG della propria Regione , che valuterà l’adeguatezza della retribuzione dichiarata.
Come diventare giornalisti freelance per il web?
Con l’evoluzione della tecnologia e l’incremento delle carriere digitali, la diffusione delle testate online ha visto affermarsi la figura del web journalist.
Così come il professionista tradizionale, il giornalista online deve padroneggiare la lingua italiana e avere una certa conoscenza delle tecnologie digitali e dei linguaggi multimediali: infatti, le informazioni da elaborare sono solo testi scritti corredati da immagini, video o file audio.
Molto spesso il web journalist è un freelance, specializzato in uno specifico settore, che presta la propria attività in modo autonomo e indipendente, scegliendo le proprie collaborazioni. Anche i giornalisti freelance possono iscriversi nel registro dei praticanti, con alcuni, necessari requisiti:
- Iscrizione all’albo come pubblicista;
- Almeno tre anni di attività continuativa presso una o più testate;
- Documentazione che attesti la produzione giornalistica;
- Attestato di frequenza di seminari o corsi di formazione organizzati dal Consiglio nazionale dell’OdG e/o dai Consigli regionali.
- Partecipare a corsi di formazione dedicati sulla scrittura e il giornalismo.
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Quali sono gli sbocchi professionali per un giornalista?
Un giornalista può svolgere la professione presso uffici stampa di enti pubblici e privati, nelle redazioni delle agenzie di stampa e di testate giornalistiche (cartacee, web, televisive e radiofoniche) nel settore scelto, (ambito sportivo, economico, parlamentare, giudiziario come inviato speciale o corrispondente all’estero).
Alcune persone si domandano come diventare carabiniere e quale percorso di studi intraprendere, oltre a eventuali prerequisiti. Oltre che una professione, per molte persone è una scelta di vita che risponde a valori e questioni etiche personali come ad esempio senso di giustizia, di lealtà. Non solo. Alcune persone interessate a lavorare nell’Arma seguono questo percorso ispirati da un genitore che ha svolto questa professione prima di loro.
In Italia, per svolgere questa professione è necessario affrontare e superare un concorso pubblico, al quale si ha accesso solo dopo un preciso iter di studi e nel rispetto di specifici requisiti. Per prepararsi al concorso sono disponibili molti libri di quiz e test con domande che consentiranno di esercitarsi sulle prove d’esame e valutare le proprie conoscenze e capacità, con lo scopo di arrivare preparati alla prova d’esame.
Ci sono requisiti fisici? Sì, ecco quali
Prima di vedere come accedere all’Arma dei Carabinieri è bene conoscere i requisiti fisici necessari per l’ammissione. Benché sia stato abolito il limite d’altezza minimo, vi sono comunque parametri fisici ben definiti da rispettare.
Il Regolamento, ratificato il 2 gennaio 2015, prevede che per la valutazione dell’idoneità fisica dei candidati si devono prendere in considerazione tre parametri:
I parametri possono variare tra candidati uomini e donne:
- Uomini: la percentuale di massa grassa nell’organismo non deve essere inferiore al 7% e non deve superare il 22%; la forza muscolare non deve essere inferiore al 40%;
- Donne: massa grassa non più bassa del 12% e non superiore al 30%; forza muscolare non minore del 28%.
Requisiti di base per accedere all’Arma dei Carabinieri
I requisiti base preliminari per accedere al concorso sono i seguenti:
- Non devono esserci procedimenti penali in corso ed è necessario avere la fedina penale pulita;
- Bisogna avere la cittadinanza italiana;
- È necessario avere un’età compresa tra i 17 e i 26 anni (il limite di età è alzato a 28 anni per i militari);
- Bisogna aver conseguito il diploma di maturità;
- Bisogna aver superato necessari accertamenti sanitari e psichici obbligatori.
Solo se si è in possesso di tutti i suddetti requisiti e dei requisiti fisici sarà infatti possibile accedere al concorso e poter così provare a entrare nell’Arma.
Percorso di studi e concorso
Oltre ai prerequisiti di cui abbiamo parlato, per poter accedere all’Arma dei Carabinieri è in ogni caso previsto un concorso pubblico, articolato in differenti prove in base al grado dell’Arma per il quale si concorre. In linea orientativa, è prevista una prova scritta, una di efficienza fisica e ulteriori accertamenti sanitari e attitudinali.
Anche se non è necessario essere in possesso di una Laurea (Triennale o magistrale), la valutazione dei titoli conseguiti può accrescere il punteggio al momento della compilazione della graduatoria.
Le strade per diventare carabiniere sono due: si può concorrere per il ruolo di carabiniere semplice o ufficiale. Inoltre, anche per i passaggi di grado si prevede il superamento di un concorso, che può essere pubblico oppure interno.
I ruoli dell’Arma per i quali è possibile concorrere sono i seguenti:
- Appuntato: appuntato semplice, appuntato scelto, carabiniere semplice, carabiniere scelto.
- Sovrintendente: brigadiere, vice brigadiere, brigadiere capo.
- Ispettore: maresciallo ordinario, maresciallo aiutante, maresciallo capo, luogotenente o sostituto ufficiale di pubblica sicurezza.
- Ufficiale: tenente capitano, tenente maggiore, sottotenente, tenente colonnello, colonnello, generale di divisione, generale di brigata, generale di corpo d’armata.
Vediamo ora come muoversi per diventare carabiniere semplice o ufficiale.
Percorso per diventare carabiniere semplice
Per diventare carabiniere semplice è necessario trascorrere un anno in qualità di volontario dell’esercito e possedere la licenza media inferiore. Soltanto trascorso questo periodo come volontario, è possibile presentare la richiesta per l’ammissione e frequentare poi il corso attitudinale per allievi carabinieri.
Il corso da allievo ha una durata di sei mesi e prevede lo svolgimento di alcuni esercizi fisici e la frequenza di lezioni teoriche tenute da ufficiali.
Durante le lezioni teoriche, sono affrontati gli argomenti che saranno oggetto dell’esame finale, e cioè diritto penale, processuale, tecniche della circolazione stradale, tecniche di polizia giudiziaria.
Solamente dopo l’esito positivo del concorso finale è possibile diventare carabiniere semplice. Invece, per diventare carabiniere ufficiale il concorso è diverso e un po’ più complesso. Vediamo subito.
Come diventare carabiniere ufficiale: titolo di studi e prove del concorso
Per entrare nell’Arma nel ruolo di carabiniere ufficiale, è previsto un percorso diverso. Il titolo di studi richiesto per poter accedere al concorso pubblico è il diploma di maturità. In questo caso, il concorso si articola in più prove, vale a dire:
- test di cultura generale;
- tema scritto;
- esame orale;
- prova scritta;
- test di lingua straniera;
- test di informatica;
- prova attitudinale psico-fisica.
Nelle prove scritte si metteranno alla prova le competenze degli aspiranti su alcuni temi di cultura generale, conoscenza della lingua italiana e logica. Questi argomenti saranno anche oggetto del colloquio orale.
Invece, per quanto riguarda le prove fisiche, sarà richiesta l’esecuzione di piegamenti, corsa piana 1000 metri, salto in alto; a queste prove, i candidati potranno aggiungere trazioni alla sbarra e salto in lungo.
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Il superamento del concorso consente di accedere al corso abilitativo, della durata di due anni. Al termine del corso si consegue il grado di sottotenente. Anche per i successivi passaggi di grado e per l’avanzamento di carriera all’interno dell’Arma è necessario superare un concorso pubblico o interno.
Vorresti intraprendere la carriera di magistrato? Non è semplice e servono tanto impegno, costanza e forza di volontà. Come diventare magistrato? Scopriamo insieme l’iter di studio e gli sbocchi professionali.
Chi è e cosa fa un magistrato?
Questa figura professionale è un funzionario pubblico che esercita poteri giudiziari in nome dello Stato e nel rispetto della legge. Il magistrato applica le norme di diritto seguendo i principi di imparzialità, equità e indipendenza durante i processi penali, civili, e amministrativi.
Le mansioni che un magistrato svolge includono:
- Esaminare e verificare gli atti processuali e la relativa documentazione con lo scopo di raccogliere analizzare tutti gli elementi utili alla conduzione dell’udienza e la decisione;
- Tenere le udienze e istruire i processi tramite, per esempio, l’assunzione di testimoni e gli interrogatori delle parti in causa;
- Raccogliere le prove necessarie e ed eventuali richieste delle parti, quando opportuno;
- Emettere le sentenze;
- Predisporre eventuali misure cautelari in casi di urgenza.
Le attività del magistrato possono essere di tipo:
- Giudicante nel settore civile e nel settore penale, quando il magistrato assume decisioni e giudica controversie o processi. In questo specifico caso, parliamo più propriamente di giudici (ecco come diventare giudice);
- Requirente nel penale, quando il magistrato partecipa al processo in veste di pubblico ministero, senza emettere giudizi bensì conducendo le indagini, formulando e argomentando le accuse e rivolgendo le relative richieste al magistrato che sovrintenderà alla causa.
In relazione alla giurisdizione esercitata, è possibile fare alcune distinzioni:
- Magistrato ordinario, che opera nel settore penale e civile;
- Magistrato contabile, si occupa delle controversie in materia di imposte e tasse;
- Magistrato militare, si occupa dei reati commessi da chi fa parte delle forze armate (cioè i militari);
- Magistrato amministrativo, chiamato a giudicare cause riguardanti la lesione di interessi legittimi da parte dell’amministrazione pubblica.
Il percorso di studi per diventare magistrato
L’iter di studi per diventare magistrato inizia dalla facoltà di Giurisprudenza. Iscriverti a un corso di Laurea a Ciclo unico è il primo passo imprescindibile da compiere per entrare in magistratura. In questo corso di laurea studierai in maniera approfondita i sistemi giuridici, il diritto amministrativo, privato, commerciale, oltre a discipline di ambito economico, filosofico e giuridico. Il corso a ciclo unico in Legge o Giurisprudenza ha una durata di 5 anni.
Dopo la Laurea
Dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza, come diventare magistrato? Ti si presenteranno quattro possibilità:
- 1. Seguire un tirocinio di 18 mesi nell’Avvocatura di Stato o presso gli uffici giudiziari.
- Prendere un dottorato di ricerca della durata di 3 anni, in discipline giuridiche.
- Fare 18 mesi di pratica forense, affrontare e superare l’esame di avvocato (qui la guida per diventare avvocato) con abilitazione al ruolo e tentare il concorso da magistrato.
- Iscriverti a una Scuola di Specializzazione in professioni legali: ha una durata di 2 anni.
Il concorso per diventare magistrato
Una volta portato a termine uno tra i percorsi poco fa descritti, sarà giunto il momento di tentare il concorso pubblico per entrare in magistratura. Tale concorso è articolato in quattro prove:
- Prima prova scritta a tema diritto civile.
- Seconda prova scritta a tema diritto penale.
- Terza prova scritta a tema diritto amministrativo.
- Quarta e ultima prova orale su diritto comunitario, pubblico, commerciale, penale, costituzionale, del lavoro, internazionale sia pubblico sia privato, oltre che su altre discipline quali informatica giuridica e una lingua a scelta tra inglese, francese, spagnolo, tedesco.
I concorsi per la magistratura sono tra i più difficili da superare, una mole gigantesca di nozioni che richiedono un notevole sforzo mnemonico: per fortuna esiste la memotecnica! Tra i nostri corsi online troverai alcuni corsi utili a migliorare le tue capacità mnemoniche.
Per esempio, puoi provare il corso di Memoria e Apprendimento Rapido:
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Il tirocinio dopo il concorso
Una volta superato il concorso, sarà necessario frequentare un tirocinio della durata di minimo 18 mesi, presso una tra le sedi della Corte d’Appello. Solo successivamente, una commissione apposita ti valuterà e, in caso di esito positivo, ti consentirà di diventare un magistrato.
Sbocchi professionali
Come abbiamo visto poco fa, non esiste un solo tipo di magistrato, ma più tipologie a seconda dell’ambito di afferenza. Rivediamo insieme le diverse “declinazioni” del ruolo di magistrato:
- Magistrato Ordinario: opera in ambito civile o penale.
- Magistrato Amministrativo: opera nella nell’amministrazione pubblica.
- Magistrato Tributario: esercita nel settore delle tasse e delle imposte.
- Magistrato Contabile: ha giurisdizione in materia di danni erariali.
- Magistrato Militare: esercita nell’ambito dei reati militari.
Dirigente di Magistratura
Inoltre, potresti puntare a diventare dirigente di magistratura, rivestendo uno tra i seguenti incarichi:
- Presidente dei tribunali di sorveglianza.
- Presidente presso la corte di cassazione.
- Presidente del tribunale ordinario.
- Pretore a direzione della pretura circondariale.
- Primo presidente in corte di cassazione.
- Procuratore della repubblica in tribunale.
- Procuratore della repubblica nel tribunale per i minori.
- Procuratore della repubblica in pretura.
- Procuratore generale in corte di appello.
- Procuratore generale in corte di cassazione.
- Presidente aggiunto in corte di cassazione.
- Presidente del tribunale per i minori.
- Presidente in corte di appello.
Migliora le tue competenze con i nostri corsi di formazione
Per chi volesse diventare consulente del lavoro, scopriamo insieme l’iter per poter svolgere questa attività professionale, che prevede la partecipazione a un Esame di Stato.
Chi è e cosa fa il consulente del lavoro?
Si tratta di un professionista che si occupa di amministrazione aziendale sotto vari aspetti: dalla gestione delle risorse umane all’organizzazione strategica dell’attività imprenditoriale, oltre alla pianificazione di tutti gli adempimenti relativi ai rapporti di lavoro e agli aspetti fiscali.
L’iter in breve per diventare consulente del lavoro
Percorso di studi. Il titolo di studio richiesto per svolgere la professione di Consulente del Lavoro è la laurea triennale o magistrale in settori quali giurisprudenza, scienze politiche, economia o il diploma universitario/ laurea triennale in consulenza del lavoro.
Il praticantato. Oltre alla laurea è previsto un periodo di 18 mesi di praticantato, di cui 6 durante il percorso di studi, presso lo studio di un Consulente del Lavoro professionista.
L’abilitazione alla professione. Per poter svolgere la professione è necessario aver superato un esame di Stato che include prove scritte e orali in alcune discipline specifiche: legislazione sociale, diritto del lavoro, diritto tributario, diritto pubblico e privato, diritto commerciale e societario. L’esame si svolge una volta all’anno e il relativo bando con le date d’esame viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Una volta superato l’esame di Stato, è necessario iscriversi all’Albo del Consiglio territoriale dell’Ordine della propria provincia di appartenenza.
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I requisiti per diventare consulente del lavoro
La figura professionale del consulente del lavoro è molto richiesta poiché le aziende non hanno al loro interno le competenze necessarie a gestire l’intero processo aziendale, gli aspetti fiscali e quelli relativi alle risorse umane. Vi sono alcuni prerequisiti da rispettare per poter ambire a questa professione:
- Bisogna possedere un titolo di studio universitario;
- È necessario aver svolto un tirocinio obbligatorio o un praticantato;
- È necessario aver superato l’esame di Stato;
- Bisogna essere iscritti all’albo provinciale dei consulenti del lavoro.
Quale laurea conseguire?
Uno dei requisiti fondamentali è essere in possesso di una laurea triennale o magistrale/specialistica in una tra queste discipline:
- Scienze giuridiche;
- Giurisprudenza;
- Scienze economiche e della gestione aziendale;
- Economia;
- Scienze politiche/ relazioni internazionali;
- Teorie e tecniche della formazione e dell’informazione giuridica;
- Consulenza del Lavoro.
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Come funziona il praticantato?
Essere in possesso della sola laurea non è sufficiente per svolgere la professione di consulente del lavoro. Infatti, secondo la normativa vigente, chi desideri svolgere questa professione dovrà esercitare un periodo di praticantato di un anno e mezzo presso uno studio professionale di consulenza del lavoro, necessariamente iscritto all’albo da almeno 5 anni.
Il praticantato può essere svolto anche presso un altro professionista abilitato tra quelli previsti dalla L. 12/1979, cioè avvocato, ragioniere o dottore commercialista. In questo secondo caso, il requisito richiesto è che il professionista in questione abbia espletato da almeno 3 anni la prevista comunicazione alla Direzione Territoriale del Lavoro, e che il praticante svolga il tirocinio presso lo studio in cui è effettivamente esercitata l’attività di consulenza.
Eventualmente, il nuovo regolamento introdotto con DM 20-6-2011 può prevedere una riduzione del praticantato da 18 a 12 mesi in alcune condizioni particolari:
- Possesso di laurea specialistica o magistrale afferente a una delle classi riconosciute da apposite convenzioni tra il Consiglio nazionale dell’Ordine e il MIUR;
- Svolgimento, durante il percorso di studi, di un tirocinio presso lo studio di un consulente del lavoro, di durata di almeno 6 mesi e con il riconoscimento di almeno 9 crediti formativi.
Perciò è possibile svolgere una parte del tirocinio obbligatorio anche prima di aver conseguito il titolo di studio necessario. Tuttavia, per usufruire di questa agevolazione, gli aspiranti consulenti dovranno richiedere un accordo siglato tra il Consiglio nazionale dell’Ordine, il Miur e il Ministero del Lavoro. Per poter ottenere questa agevolazione, lo studente dovrà essere in pari e in regola con gli esami.
Come si diventa consulente del lavoro: l’esame di Stato
Una volta concluso il tirocinio, i candidati consulenti dovranno svolgere un esame di Stato. L’esame si articola in due prove scritte e una prova orale.
La prima prova scritta consiste nella realizzazione di un tema sul diritto del lavoro e sulla legislazione sociale, mentre la seconda prova scritta sarà di tipo teorico-pratico sul diritto tributario, a discrezione della Commissione valutante. La prova orale, cui potranno accedere solo i candidati che avranno superato le prove scritte, si baserà su questi argomenti:
- diritto del lavoro e legislazione sociale;
- diritto tributario;
- elementi di diritto privato,
- diritto pubblico e penale;
- ragioneria;
- rilevazione del costo del lavoro e formazione del bilancio.
Nel corso delle prove scritte, i candidati potranno utilizzare testi di legge non commentati ed avranno a disposizione 7 ore. Superato l’esame di stato, bisognerà iscriversi all’albo dei consulenti del lavoro, per poter esercitare la professione. Infine, ogni consulente del lavoro è tenuto ad avere una formazione continua sulla sua professione. Inoltre, è utile sapere che presso gli ordini provinciali dei Consulenti del Lavoro si tengono corsi per il superamento dell’Esame di Stato: è consigliabile quindi seguirli per essere preparati a sostenere le prove previste.